Benessere e nuove opportunità
Skin care, make-up e spa, tutte espressioni di un settore benessere che parla alle persone attraverso prodotti e servizi che la facciano sentire speciali. È un comparto in continuo cambiamento, in potente accelerazione dopo anni duri in cui mascherine e limitazioni alla vita sociale hanno posto un freno al desiderio di bellezza.
Oggi vi proponiamo una panoramica sul settore, attraverso le parole di Paola Molino, HR Director del gruppo Clarins.
Molino, infatti, fa parte della HR Leader Community targata INTOO, network di professionisti delle risorse umane attivi nei più importanti settori del mercato, disponibili a contribuire alla crescita professionale di chi desidera guardare in modo strategico al proprio percorso di carriera.
Ci sono aspetti che valuta con particolare interesse durante l’iter di selezione di profili medi e alti per il settore benessere?
Sui ruoli manageriali il curriculum anche accademico ha valore, perché racconta molto della cura e delle ambizioni della persona; mi riferisco a percorsi come la SDA Bocconi School of Management, i percorsi post-laurea del Politecnico di Milano o delle più prestigiose Università Internazionali, sono esperienze altamente formative, comportano quella dose di fatica e sacrificio che ritrovo costante in coloro che sono determinati a raggiungere traguardi importanti.
Un’azienda come Clarins esprime molteplici necessità: per chi andrà a lavorare sul field ci sono certificazione essenziali da estetista o make up artist, per i ruoli manageriali tout court si guarda alla storia personale e professionale, cercando coloro che non hanno il timore di prendere in mano la propria vita e disegnarla, mettendo in atto anche cambiamenti coraggiosi perché tasselli imprescindibili di un progetto ambizioso.
Cosa si aspetta da un candidato?
Autenticità, entusiasmo, passione. Penso siano anche queste le chiavi per affrontare al meglio un colloquio nel settore benessere, che è un momento di confronto e deve essere finalizzato a una comprensione reciproca di allineamento tra ruolo offerto e relative aspettative, non necessariamente condurre ad un ottenimento della posizione. Accaparrarsi un posto non corrispondente, infatti, non è certamente un successo.
È possibile approdare al settore benessere, venendo da un comparto diverso?
Personalmente, credo nelle contaminazioni, sono d’arricchimento. Per esempio, nulla osta se la carriera alle spalle fosse legata al fashion o al lusso (non solo moda, ma anche retail o arredo – il mio stesso percorso ne è un esempio!) soprattutto nella consulenza perché i ritmi, anche in industry diverse, si somigliano; poi, ovviamente, la musica cambia per i ruoli verticali dove la competenza specifica di “mestiere” è conditio sine qua non.
Ci sono aspetti che la inducono a scartare immediatamente un profilo?
Una presentazione poco curata, scarna di informazioni, addirittura con errori grammaticali o dalla quale non si evincano i punti di forza e le esperienze. Un profilo a cui sembra andar bene qualsiasi cosa. Di converso, il miglior consiglio che posso dare a coloro che volessero entrare a far parte di questo comparto è quello di essere curiosi, appassionati rispetto agli attori che si muovono in questo contesto, conoscerne le dinamiche, i prodotti, le novità recenti e indubbiamente essere persone abituate ad investire su di sé e sul proprio sviluppo.
Apprezza le autocandidature o la ricerca di contatto diretto (ad esempio via LinkedIn)
Si molto, con una modalità garbata. L’approccio social, se intendiamo quello del candidato, deve essere costruito con consapevolezza. Non ci sono regole per me, l’importante è essere consapevoli di quello che si sta comunicando attraverso i propri profili ed essere sicuri che sia proprio quello che vogliamo far vedere di noi.
E parlando di lei, quali storie hanno ispirato la sua? Quali modelli ha individuato come esemplari per la sua carriera?
Sembrerà strano ma ad ispirarmi non sono state storie di persone che fanno il mio stesso lavoro. Sono sempre stata affascinata dalle storie delle donne che ho incontrato da bambina nel mio paese, che riuscivano a quadrare tutto, lavoro, famiglia e magari un secondo lavoro e si dedicavano a quello che facevano con visibile passione. Mi hanno ispirato anche gli imprenditori con i quali ho collaborato, le loro incredibili storie personali e il loro spirito a tratti fanciullesco con la capacità di mettersi in gioco e mettersi a fare quello in cui credevano, senza troppi calcoli e ragionamenti.
Quale momento ha segnato una svolta nella sua storia professionale?
Quando ho realizzato che potevo disegnare il mio percorso e guidarlo, senza restare in balia degli avvenimenti o di ciò che mi veniva proposto o non proposto nelle aziende in cui lavoravo e nel momento in cui ho capito che potevo scegliere le persone con cui lavorare.
Quali trend prospettici vede per il comparto benessere?
Sinceramente, è un settore che corre molto velocemente e dove la digitalizzazione ha avuto un impatto forte.
Clarins, in particolare, vive un discreto turnover dovuto a un importante cambiamento in atto nella propria organizzazione e anche al fatto che non siamo estranei al fenomeno, che è di ampia portata ma – a mio avviso – di corto respiro, della great resignation.
Volendo, invece, dare una lettura trasversale, ciò che mi pare interessante è l’accelerata dei brand sulla propria awareness; Clarins, in primis, è passata da una posizione consolidata ma statica sul mercato, alla volontà di mettere in pista ambizioni di crescita, cambiando ritmo e, dunque, chiedendo competenze aggiornate e performance al passo.
Ci può fare un esempio concreto?
Per raggiungere i consumatori non sono più necessarie solo le attitudini alla vendita di coloro che lavorano nei negozi, servono competenze digitali per stare in contatto con i propri clienti e attrarne di nuovi. Così abbiamo dotato le nostre persone di strumenti e formazione, a partire da chi aveva bisogno di alfabetizzazione informatica.
Diamo a chi lavora per noi l’opportunità di una crescita orizzontale con programmi che allarghino e potenzino le loro conoscenze, per portare maggior valore aggiunto e sentirsi più coinvolti nella mission aziendale.
Una beauty che impara a raccontare l’efficacia di un prodotto nella lingua dei social network, ad esempio, è una ricchezza ancor più preziosa per il marchio e, con ogni probabilità, trarrà anche qualche soddisfazione da questa attività “collaterale” a quella tradizionale in negozio.
Nel 2022 Clarins ha messo in opera due programmi: il primo, pensato specificamente per le beauty, per diventare trainer sul field; il secondo, invece, lo ha intrapreso chi aveva le carte in regola per “laurearsi” make up artist, nel pieno rispetto della strategia aziendale di puntare sul trucco.
Ciò significa continuare con il proprio lavoro, ma “ritagliando” tempo ed energia per farlo in modo nuovo; anche le grandi realtà, infatti, non hanno spazi per assicurare a tutti una crescita verticale, ciò su cui si può lavorare è una fioritura orizzontale delle persone, è una strada per non perdere quella freschezza tipica dell’inizio, la curiosità della novità e – contemporaneamente – perseguire con maggior efficacia gli obiettivi aziendali.
Come è cambiata la selezione del personale nel settore benessere?
Il cambiamento più evidente è l’attenzione al work-life balance da parte dei candidati e di conseguenza la cura delle aziende su questo aspetto. Le competenze soft, quella che io chiamo attitudine, viene sempre prima perché è quella su cui è più difficile lavorare. È sicuramente importante, ma non indispensabile, una certa conoscenza del settore e, naturalmente, avere le skills tecniche richieste dal ruolo. Per il resto, siamo aperti e inseriamo persone di tutte le fasce di età perché ognuna ha i suoi punti di forza ed esprime caratteristiche che sono indispensabili al corretto funzionamento dell’azienda. Non farei generalizzazioni perché davvero il contributo di ogni persona è diverso. Una comunicazione trasparente sulle aspettative e su ciò che si ha da offrire, durante il colloquio, evita perdite di tempo e delusioni in tutti, oltre che spiacevoli errori in fase di selezione.
Cos’è la HR Leader Community targata Intoo
Una community di professionisti di spicco del mondo HR in continua espansione che, attraverso attività di mentoring di mercato e simulazioni di colloquio, condivide conoscenze e visioni sui principali trend ed evoluzioni dell’industry di riferimento e aiuta a rafforzare in maniera efficace e strategica l’attività di networking. INTOO sviluppa e innova continuamente i propri percorsi di consulenza di carriera con il contributo specialistico della propria rete di professionisti.
Chi è Paola Molino
Laureata in Lettere all’Università La Sapienza di Roma e con un Master in Risorse Umane e Organizzazione conseguito presso la Fondazione Istud, attualmente HR Director in Clarins, una delle principali aziende del mondo della cosmetica. Con più di 20 anni di esperienza maturata nella funzione HR di aziende principalmente del mondo dei servizi al Retail, ha recentemente completato gli studi di coaching presso CTI di Zurigo-Ginevra.