L’everest del Colloquio

everest

/di Laura Aldorisio

 

Se il colloquio fosse un provino, il candidato sarebbe l’attore e il selezionatore il regista. C’è chi sta sul palco e chi sceglie.

Chi seleziona che cosa guarda, e quando, per individuare qual è la persona che risponde alla sua ricerca?

Guarda tutto e sempre. Proviamo a dettagliare.

  1. Il selezionatore si forma già una prima idea al telefono, al primo contatto quando comunica ora e luogo del colloquio. Come si risponde, che sia cellulare o via mail, è già un’indicazione preziosa per chi fa questo lavoro.
  2. Mentre il candidato attende di essere chiamato nella stanza dove potrà rispondere a quelle domande. L’attesa deve essere un momento di lavoro, un tempo per esprimere la propria personalità. Non è semplice, ma non ci si può rilassare o non tenere a bada alcuni nervosismi. Anche mentre si aspetta si è già in fase di selezione.
  3. Durante l’intervista vera e propria il candidato è sotto l’occhio di bue, la luce è sulla comunicazione verbale e paraverbale, su quel che si dice o che non si dice pur pensandolo. Si deve poi tenere in mente che chi ci ha chiamato non ha solo letto il curriculm vitae, ma ha anche scritto su Google il nostro nome e il nostro cognome. Ha verificato i risultati e ritenuto adeguato il nostro profilo pubblico. Questo vale per la Rete, ma ancor più per i social network. Il consiglio è di essere coscienti di quel che si scrive perché il virtuale è reale, soprattutto in fase di colloquio. Quello che ognuno scrive dice qualcosa di sé, ne svela in parte la personalità. Per un selezionatore è un elemento chiave da avere in mano e considerare.
  4. Al termine del colloquio l’ambiente sarà diventato più familiare, ma non farti ingannare. Tieni alta l’attenzione sempre. Manca poco, non uscire di strada all’ultima curva. Rimani te stesso ma attento. Familiarità non significa confidenza, nessuna battuta fuori posto o pacche sulle spalle. Sii professionale quale sei.

Ma il selezionatore chi è?

Può essere esterno all’azienda, si tratta quindi di una società di recruiting, o interno, facente capo alla direzione del personale. Il bisogno è univoco: trovare la persona giusta nel minor tempo possibile. In chi si ha di fronte si ricercano le competenze manageriali e tecniche, la motivazione e la struttura culturale che può dimostrare. Si dà particolare rilievo agli obiettivi di lavoro e alle aspirazioni.

Ma come il selezionatore può scoprire se ha davanti la persona giusta?

Semplificando, sono due le strategie che possono essere messe in atto.

  • Un atteggiamento di accoglienza perché il candidato si senta a suo agio e si racconti. È il momento giusto per essere collaborativi e disponibili, per rimanere calmi senza scadere in lamenti o scoraggiarsi per la propria situazione.
  • O un atteggiamento di rigidità per verificare quanto il candidato sopporti una situazione stressante. Non si devono raccogliere le provocazioni e, per quanto possibile, ci si appelli alla calma.

Facile? Per nulla. Per questo INTOO invita i professionisti ad allenarsi a sostenere colloqui. È come scalare una montagna, ma con un po’ di palestra si arriva in cima e con meno fiatone.

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elizabethkirk1

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