Redeployment: tra competitività ed engagement aziendale

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Cos’è il redeployment?

Per redeployment, anche detto mobilità interna, intendiamo lo spostamento di un lavoratore su un diverso ruolo all’interno della stessa azienda.

L’obiettivo primario è, per l’organizzazione, quello di rispondere a esigenze specifiche, quali colmare una vacancy, ampliare l’organico in una determinata funzione o portare nuove competenze all’interno di un dipartimento.
Per la persona è invece un’opportunità per esplorare nuovi ambiti, seguire diversi obiettivi professionali e implementare il proprio bagaglio professionale in ottica di long term employability protection. Consente infatti alle persone di rafforzare la propria Employability, espandendo le proprie competenze e conoscenze.

Il valore del redeployment

Guardando alle costanti e rapide trasformazioni del mercato, possiamo considerare il redeployment come strumento di grande valore per la competitività aziendale. Questo non solo rispetto all’ottimizzazione delle risorse, ma anche riflettendo sulle tematiche di contaminazione e retention. In quest’ottica, il redeployment può essere visto come una forte leva di engagement aziendale, poiché valorizza le persone, il loro potenziale e la loro competenza. La mobilità interna può anche essere una soluzione per motivare nuovamente la persona e affrontare in modo strategico il tema dei low performer.

Contaminazione di conoscenze, il vantaggio del redeployment

Il redeployment porta la persona coinvolta a interfacciarsi con nuove attività, processi e modalità. Questo però non vuol dire imparare tutto da zero, ma applicare le proprie conoscenze e competenze in una nuova posizione. È quindi fondamentale adottare la giusta mentalità. La persona deve infatti essere consapevole della necessità di mettersi in gioco e ampliare le proprie conoscenze. Non si tratta solo di utilizzare le proprie competenze in un altro ruolo, ma anche di assorbire e imparare ciò che la nuova funzione comporta.
È una contaminazione tra know-how ed esperienze capace di portare novità, innovazione e crescita tanto nelle persone coinvolte quanto nell’organizzazione.

Questo è valido soprattutto in un mondo del lavoro in cui i ruoli devono essere interpretati in maniera sempre più liquida. Le organizzazioni hanno infatti necessità di figure capaci di lavorare trasversalmente su più funzioni e progetti.
In quest’ottica, il redeployment è anche una modalità attraverso la quale si sviluppano le carriere orizzontali, che stanno sostituendo la necessità della promozione verticale.

Redeployment e senior, un connubio perfetto

Il redeployment è quindi un’ottima soluzione per la gestione della popolazione senior. I senior sono infatti portatori del know-how aziendale, ricchi di conoscenza e competenza. Ciononostante, si tratta di una popolazione che si sente spesso poco valorizzata nell’azienda, incastrata in ruoli che agisce da molto tempo, senza prospettive di crescita.
In un contesto dominato dalla people scarcity e dalla manca di lavoratori con le competenze adeguate, si tratta invece di una popolazione dalla grande importanza. Basti pensare come siano proprio gli over 50 a trainare in questo momento il mercato del lavoro.

Prendere consapevolezza di questa realtà, come singolo e come Azienda, porta a poter disporre di un grande potenziale di competenze, di capacità e di ingaggio. Tutte leve essenziali per traguardare gli obiettivi strategici sempre più sfidanti e mantenersi competitivi nel lungo periodo.

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