Il nuovo volto dell’occupazione: 2025 vs 2015

Il nuovo volto dell’occupazione: 2025 vs 2015

L’occupazione non è solo dati: è il riflesso del cambiamento

Negli ultimi dieci anni il mercato del lavoro ha subito trasformazioni radicali, ridefinendo il panorama occupazionale italiano. Non sono cambiati solo i volumi, ma anche e soprattutto il tipo di occupazione. Il mercato ha un nuovo volto e talvolta i dati, se analizzati in modo troppo superficiale, possono raccontare una storia diversa da quella che è la realtà. Per indagare questa evoluzione, il nostro Osservatorio del Mercato del Lavoro ha paragonato l’occupazione del 2015 e quella del 2025.

Cosa abbiamo scoperto sull’occupazione?

2015: una ripresa tanto attesa

Nel 2015, dopo anni di crisi, abbiamo assistito a una svolta positiva a livello occupazionale. Diminuzione dei disoccupati e aumento del tasso di occupazione erano al centro dei principali indicatori. Una ripresa che dava ottimismo per il futuro, anche se dettata in parte dall’assorbimento di lavoratori precedentemente inseriti in cassa integrazione o con contratti precari.

Al 1° luglio 2015 si registravano 3.227.423 assunzioni per il settore privato*, trainate principalmente dall’ambito dei servizi. Le attività finanziarie e assicurative, insieme al settore alberghiero e a quello della ristorazione, erano protagonisti di questa crescita, mentre si poteva osservare una controtendenza sul settore costruzioni.**

E il 2025?

Come analizzato nell’ultimo articolo dell’Osservatorio di INTOO questa tendenza settoriale è rimasta più o meno immutata nell’arco di 10 anni. L’industria è in crisi, mentre il settore Ho.Re.Ca. cresce sempre di più. In generale, sono ancora i servizi a trainare il mercato e l’occupazione in Italia.

In ogni caso, troviamo oggi un incremento complessivo delle assunzioni, con un mercato del lavoro che da anni prosegue a battere i record occupazionali. Al 1° luglio 2025 abbiamo registrato infatti 4.252.592 assunzioni nell’arco di 6 mesi*, circa 1 milione in più rispetto a quelle del 2015.
Questo singolo dato potrebbe suggerire un’espansione generale del mercato del lavoro italiano, tuttavia, ci sono altri numeri che vanno osservati per comprendere il significato di questa crescita.

Occupazione: il punto non è “quanta”, ma “di che tipo”

Se analizziamo in dettaglio le assunzioni del 2015, notiamo come quasi il 30% siano state fatte con contratti a tempo indeterminato. Il 37% invece a tempo determinato, il 10% con contratti stagionali e il 5% delle assunzioni è avvenuta con contratti intermittenti. La parte restante si è distribuita tra somministrazione e contratti di altro genere*.

Parlando invece del 2025, il quadro dell’occupazione cambia. Le assunzioni a tempo indeterminato ammontano al 15% del totale, la metà rispetto al 2015. Con tendenza inversa, i contratti a tempo determinato sono aumentati al 43%*.

Leggendo questi dati, si potrebbe evincere che il mercato sia orientato verso contratti con durata prestabilita, probabilmente per rispondere alla necessità di flessibilità delle aziende.
Ciononostante, l’aumento dei contratti a termine non copre la discesa di quelli a tempo indeterminato. È infatti la lettura degli altri contratti che ci può dare una visione reale del mercato e dell’occupazione che la compone.

Rispetto al 2015, il numero di assunzioni stagionali è più che raddoppiato, incidendo per il 16% nel 2025, e ancora più rilevante è la crescita dei contratti intermittenti, arrivati a rappresentare l’11% del totale*.
Questo cambiamento riflette una tendenza verso modalità di lavoro non continuative e occasionali: un quadro ben diverso da quello del 2015, nonostante la crescita.

I settori che hanno inciso sull’occupazione

Andando a ricercare i motivi di questo cambiamento, primo fra tutti troviamo la trasformazione profonda della nostra società e delle nostre abitudini. Evoluzione che si riflette nella trasformazione di diversi settori, mutati nelle filiere e nelle organizzazioni.

Pensiamo per esempio al settore del turismo. Nel 2014 ci sono stati 106,6 milioni di arrivi in Italia, mentre nel 2024 458,4: parliamo del quadruplo dei turisti a distanza di 10 anni.*** Questo ha ovviamente portato a un’esplosione di ricerche di personale. Ricerche che, per conformazione del settore, sono principalmente stagionali, intermittenti e a termine.

Se guardiamo poi all’intrattenimento, altro settore caratterizzato da tipologie di contratti precari, si può notare un andamento simile. Nel 2014 in Italia abbiamo prodotto 382 film, mentre nel 2024 ben 503. Un incremento di produzione che ha guidato un corrispondente aumento occupazionale.****

Infine, il settore della logistica e del trasporto merci ha subito una crescita esponenziale. Nel 2014 il fatturato complessivo delle sole aziende di spedizione ammontava in Italia a 14 miliardi di euro, si parla di un giro di affari per il settore di oltre 70 miliardi, in crescita costante.
Nel 2024, il fatturato è arrivato a 117,8 miliardi di euro per tutto il settore di logistica e spedizioni, con una crescita del 65% rispetto al 2014.*****
Crescita che ha portato moltissima occupazione, spesso però con contratti a termine o intermittenti, determinati anche da logiche stagionali.

Viviamo quindi in un momento storico con tanta richiesta e con problematiche nel reperire le persone giuste, ma attraversato anche da un’ampia frammentazione contrattuale.

Occupazione: oltre ai settori, i trend globali

L’avanzamento tecnologico e la transizione demografica impattano sul mondo del lavoro, cambiandone il volto e definendo le nuove regole del gioco. Ciononostante, sono i temi dell’incertezza economica e dei costanti cambiamenti del mercato globale a incidere maggiormente sulle tendenze contrattuali.
Parliamo di pandemia, guerre, crisi energetiche, inflazione, dazi e instabilità internazionale, fenomeni che spingono le aziende a essere più prudenti e a preferire contratti temporanei. La ricerca dell’agilità nella gestione dei costi di lavoro è una delle priorità per le aziende, che vivono l’instabilità geopolitica globale.

Quindi, sebbene l’incremento complessivo delle assunzioni possa sembrare positivo, il forte aumento dei contratti temporanei suggerisce una tendenza verso una maggiore precarizzazione del mercato. Un tipo di occupazione che potrebbe avere implicazioni significative per la stabilità economica a lungo termine dei lavoratori. L’impatto sulla qualità della vita e sulla possibilità di pianificare il futuro è tra le prime conseguenze di questa trasformazione.

Non ci rimane allora che chiederci come un mercato del lavoro di questo tipo potrà evolvere per garantire stabilità ai lavoratori. O forse saranno proprio i lavoratori a trovare stabilità in nuove modalità di lavoro? Tra i più giovani, per esempio, si assiste sempre più spesso alla ricerca di una vita lavorativa più flessibile e “intermittente”. Un’idea che mette al centro l’equilibrio personale e che, nonostante nasca da motivazioni diverse rispetto a quelle del mercato, potrebbe sposarsi con il trend occupazionale.
Ovviamente, perché questo matrimonio possa durare, tutto il sistema deve saper evolvere per trasformare i punti critici in opportunità concrete.

Fonti:

* Sistema delle Comunicazioni Obbligatorie del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

**INPS

*** ISTAT

****Ministero della Cultura

*****Politecnico di milano – Osservatorio della Logistica

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