Nuove prospettive per un percorso professionale sempre meno lineare
La rivoluzione digitale e l’ingresso, ormai prepotente, dell’AI nel mondo del lavoro sta letteralmente mandando in pensione alcune figure professionali per far spazio ad altre, aprendo la strada a un percorso sempre meno lineare. È il lavoro stesso, dunque, che impone cambiamenti ineluttabili nell’ottica di quell’evoluzione indispensabile per restare competitivi sul mercato.
Se aggiungiamo che le carriere sono più lunghe che in passato, con un’età pensionabile che si è spostata sempre più avanti e una qualità della vita che ci permette di essere produttivi più a ungo, allora forse abbiamo centrato i due elementi principali per spiegare la moltiplicazione di casi di carriere non lineari. In passato, una volta scelta un’azienda, questa restava – in molti casi – il posto di lavoro per la vita, la “ditta” dove lavorare per decenni senza mai guardare altrove, una sorta di seconda casa.
Oggi non solo l’azienda-per-sempre è un lontano ricordo, ma anche mantenere lo stesso settore o la stessa tipologia di ruolo sta diventando una scelta, che può essere intrapresa o meno.
Il mercato è assetato di nuove figure professionali che letteralmente non esistevano appena qualche decennio fa, dunque il campo è favorevole a una carriera non lineare.
Bisogna però volerlo ed essere ben preparati, perché il mercato non perdona. Apprendiamo di giovani che hanno iniziato a lavorare nell’azienda manifatturiera di famiglia, con l’originaria idea di diventare la nuova generazione di titolari, e poi si sono innamorati della terra e ora si dedicano a prodotti biologici. O anche manager di multinazionali dalla lunga esperienza che scelgono un percorso sideralmente diverso e si lanciano nella straordinaria avventura di una start up. Per non parlare del ciclone che comporta – quanto a discontinuità di carriera – la determinazione a cogliere un’opportunità nuova all’estero o la volontà di rientro in patria.
Il consiglio d’oro in tutti questi casi è la pianificazione.
Una pianificazione attenta, che tenga conto delle aspirazioni personali e degli spazi di mercato. Verificata la fattibilità dell’obiettivo, vanno identificati i requisiti mancanti per raggiungerlo e la strada per acquisirli, con una timeline ben precisa e realistica.
Va, inoltre, strutturato un CV ad hoc per valorizzare un percorso non lineare.
Le soft skills sono spesso il filo rosso da mettere in evidenza per chi voglia cambiare completamente mansione e settore perché quelle sono competenze trasversali, sempre valide e peraltro sempre più ambite. In questo senso, un curriculum funzionale può fare al caso nostro, mettendo in evidenza una logica di percorso, una certa continuità e le tappe di avvicinamento al nuovo obiettivo. Può tornare utile un breve cappello introduttivo al curriculum che si focalizzi totalmente su questo aspetto.
Oltre, quindi, al pre-requisito di una profonda consapevolezza di sé e del mercato, è essenziale preparare i propri strumenti di approdo, partendo dal più efficace cioè dalla rete di contatti che costituisce il miglior punto di paragone, nonché – non solo in Italia – la più importante risorsa per un nuovo collocamento. E poi flessibilità, determinazione, pazienza e costanza perché i più grandi risultati necessitano sempre di allenamento e piccoli passi di avvicinamento, compiuti giorno per giorno.