NO alla pigrizia!

/di Roberta Cassina

Non si può essere sempre i migliori, i più brillanti in ogni situazione, ma si può essere preparati e colpire nel segno.

Questa è certamente una buona chiave di lettura per interpretare il periodo di avvicinamento a un colloquio di lavoro.

Presentarsi al selezionatore come il candidato ideale può dimostrarsi controproducente. Innanzitutto perché ogni affermazione andrebbe suffragata con risultati concreti a supporto, in secondo luogo perché si risulterebbe antipatici, il che certo non giova a una buona “prima impressione”.

In una fase in cui stiamo cercando lavoro e proviamo a rispondere a diversi annunci, è chiaro che non potremo sempre ambire al ruolo di “profilo perfetto”. Però possiamo puntare ad avere davvero delle chance di farci notare e preferire dal recruiter… In una parola, ciò che dobbiamo fare è: studiare.

Studiare, studiare, studiare.

Analizzare la job description, prestare attenzione al profilo dell’azienda in questione sul sito e sui social, capire quali passi sono già stati fatti nel settore di riferimento e cosa si aspettano dal ruolo descritto.

Bisogna riscrivere il curriculum su misura e predisporre una buona lettera di presentazione.

Attenzione, in molti lo dicono e in pochissimi lo fanno. Forse non sappiamo da dove partire; proviamo a porci una domanda chiara: “Cosa posso fare io per questa compagnia? Quale value proposition affermo?”. Da lì sviluppiamo, non dico un progetto, ma almeno un’idea (magari dando un’occhiata ai competitor). Può essere utile, per rafforzare la propria posizione, consultare i profili dei manager dell’azienda e, in particolare, dei vertici del settore in questione così da individuarne gl’interessi professionali.

È vero, ci vuole tempo e fatica, ma:

  • è un lavoro interessante che permette una mappatura dettagliata delle aziende nel nostro orizzonte di riferimento
  • è un buon investimento se aumenta le possibilità di ottenere un lavoro

Insomma: abbandoniamo la pigrizia e ripercorriamo i passaggi a ogni colloquio.

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