Aggiornamento e formazione professionale come chiave dell’employability
C’era l’antico detto “Chi si ferma è perduto”, ma oggi ne coniamo uno che declina meglio il concetto. “Chi non si forma è perduto”; eh sì perché il mercato del lavoro è in una fase di rapidi cambiamenti, li impone la doppia transizione tecnologica e green che richiede competenze allineate per chi voglia restare employable, cioè interessante per il mercato.
Ciò vale in termini di competenze hard, certamente, con competenze tecniche verticali sempre aggiornate, in uno stream di formazione continua, ma anche – e forse soprattutto – a livello di mindset e di competenze soft. Che significa?
Regola d’oro: non focalizzarsi sull’ostacolo, ma sulla meta
Che è nodale essere disponibili al cambiamento, soppesare il balzo in avanti senza focalizzarsi sul vuoto sotto il piede, quando si solleva la gamba, ma sulla meta. Non concentrarsi quindi sull’ostacolo – magari improvviso e sicuramente imprevisto – in mezzo alla strada, ma sul percorso libero che ci porterà a superarlo. Il “sentiero sgombro” è la determinazione nel non cadere nella trappola del sentirsi arrivati, nemmeno per profili che hanno già una certa esperienza alle spalle, eppure che possono rapidamente scadere nello stantio.
Gli effetti benefici della formazione: crescita e motivazione
È la recentissima mappatura degli esiti della formazione continua grazie ai fondi POR FSE 2014-2020 a raccontarci che ben il 46% delle aziende ha riscontrato un aumento della motivazione dei lavoratori che hanno fruito di percorsi formativi, il 31% ha indicato come principale effetto un reale efficientamento nei processi produttivi, poi aumento della competitività e – aspetto da non sottovalutare – un palpabile miglioramento del clima di lavoro.
Questo aiuta certamente nell’essere più pronti e sicuri sia nel contesto di lavoro che nell’approccio al mercato, oltre ad uscire dalla propria zona di confort.