Non ce ne sarebbe bisogno, non ci sarebbe bisogno di conferme, ma anche gli Stati Uniti rispecchiano una costante che in Italia si ripresenta.
Ci sono molti posti vacanti che non vengono riempiti, c’è un gap tra la domanda con competenze e la mancanza delle stesse competenze necessarie. Ma in questo già conosciuto, c’è un flusso nuovo, uno spunto che arriva proprio da Oltreoceano e che può essere di ispirazione.
In America Deloitte ha calcolato in circa 500mila i posti vacanti, vacanti perché non si trova personale adeguato a ricoprirli. Il fattore interessante, in questo caso, non è statistico, bensì umano: sono molti gli americani che, preso atto della rivoluzione dettata dal Covid, hanno ripensato il loro percorso.La pandemia ha bruciato o congelato quei posti di lavoro legati da una parte a settori andati in crisi a causa delle misure anticontagio, ma dall’altro ad andare in crisi sono stati proprio quei ruoli che non necessitano di grandi competenze.
Gli americani sembrano aver guardato in faccia il problema e sta nascendo un movimento interessante tra chi capisce che, per non essere sorpreso da una potenziale prossima pandemia, il tesoro da mettere da parte è proprio la formazione continua. Quella americana può essere più che una lezione un’esortazione, un bell’invito: secondo Einstein
“la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura.
È nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato”.
L’Italia vive la stessa situazione da anni e a descriverla con precisione, offrendo un valido punto di vista, è stato l’economista dell’Ocse, Andrea Garnero, che lo scorso agosto ha sviluppato le sue idee in un editoriale per il quotidiano Il Foglio.
“Se si guarda all’andamento dei posti vacanti in Italia da cinque-sei anni a questa parte si nota che in effetti per le imprese è diventato un po’ più difficile trovare lavoratori adatti.
Significa che il mercato del lavoro italiano è diventato meno efficiente nel far incontrare domanda e offerta di lavoro”.
Ma evidenzia e si augura che avvenga un fattore chiave:
“Questo ha conseguenza anche per la riuscita del Piano nazionale di ripresa e resilienza: allora le politiche attive e la formazione dovrebbero assumere il rango di riforme abilitanti dell’intero Pnrr, al pari di semplificazioni e concorrenza”.
Analisti e istituzioni si interrogano sugli strascichi della crisi, ma la pandemia ha soprattutto sollecitato i singoli che non si sono fatti spaventare, ma anche, in aggiunta, hanno voluto prendere sul serio se stessi, che hanno saputo guardare al di là della “notte oscura” cercando non solo di sopravvivere, ma di respirare a pieni polmoni.Così, il Coronavirus ha stretto all’angolo molti professionisti, ma alcuni di loro si sono rimessi in moto alzando l’asticella della carriera, della formazione, del futuro.
Solo così veramente si cresce, si cambia e si diventa anche più sicuri di sè, senza doversi difendere e senza dover temere un imprevisto che, siamo leali, è e sarà sempre alle porte. Ma il singolo non sarà mai sconfitto da una crisi che può vivere “senza mai essere superato”.