Il numero dei contagi, purtroppo, è in netta risalita in tutta Italia. Non fa eccezione la Lombardia che, da inizio pandemia, è in cima all’infausto podio da Covid19. Si torna, quindi, in forma ancor più importante al mai abbandonato smartworking e, in una città come Milano, gli effetti sono immediatamente visibili: le pause pranzo nei ristoranti e bar si sono drasticamente ridotte, così come la necessità di affitti nei luoghi che offrono le maggiori opportunità lavorative e di studio.
Aveva commentato al riguardo il Sindaco meneghino, Beppe Sala: «Sono preoccupato che la città sia ferma. I consumi sono in discesa e sarà così per un periodo abbastanza lungo. Le aziende sono necessariamente ciniche, per così dire, e dovranno trovare formule per ridurre i costi, stanno cominciando con gli spazi e a Milano questo è evidente».
Eppure il mutamento è in atto e, come tutte le evoluzioni, deve aprire ad orizzonti nuovi. Commenta al riguardo Cetti Galante, AD di INTOO:
Le aziende hanno imparato ad agire il cambiamento durante questi mesi, le persone hanno sperimentato (durante e dopo il lockdown) un diverso bilanciamento tra la vita privata e quella lavorativa, si sono scoperte più mature, responsabilizzate, consapevoli. E allora perché tale situazione non dovrebbe portare delle novità anche per la città? Potremmo pensarla come una contaminazione positiva – continua Galante -: se si facesse un passo a tutti i livelli assecondando la direzione imposta, d’improvviso, dalla pandemia, si coglierebbe una occasione di evoluzione intrinseca persino in un momento come questo.
Anche Milano, da sempre locomotiva economica e d’innovazione del Paese, dovrà dimostrare di sapersi rinnovare nei fatti, nel medio-lungo termine.
Ripensare lo spazio urbano è possibile – incalza Galante – avremo una città meno frenetica e inquinata, che dovrà saper offrire qualcosa di diverso nel suo centro urbano, introvabile nelle periferie e che valga lo sforzo di muoversi. Parlo di esperienze artistiche, culturali, d’intrattenimento che siano un arricchimento autentico. Nuovi modi di fruire l’arte e la cultura, magari vivendo di più i meravigliosi spazi all’aperto della città, compresi i portici e i cortili durante l’inverno.
Il lavoro da remoto, spesso da casa, consente di fare crescere i servizi offerti dalle periferie e questo genererà un benessere più allargato. Credo molto nella politica dei quartieri di cui ultimamente si parla.
I servizi a portata di mano, in tutti i quartieri, genereranno nuove opportunità di apertura di punti vendita. Si rivaluteranno i quartieri e le periferie, personalmente la vedo come un’opportunità di “democratizzazione”, se possiamo usare questo termine, che costringerà i maggiori centri ad aumentare la qualità dell’offerta per rimanere attrattivi.
Ciò che auguro a Milano è “riformulare la visione del proprio futuro” (per citare il Sindaco Sala) con sviluppi, anche urbanistici, importanti che accompagnino iniziative nuove e creative. Insomma, è un insegnamento, quello dell’apertura al cambiamento agito – anche affrontando la fatica che esso comporta -, che la città può mutuare dalle aziende che l’hanno dovuto affrontare prima e ora sperimentano quanto esso sia arricchente, quando faccia crescere tutti noi.
Forza Milano!