Carriera in ascesa: un desiderio non per tutti
Il desiderio di una carriera in ascesa verticale non è obbligatorio. Partiamo da questa premessa perché non è per tutti e non lo è, soprattutto, in tutte le fasi della vita la volontà di accelerare sulla propria escalation professionale.
Prima di prendere in considerazione questo aspetto, o magari prendere sul serio e iniziare a lavorare su qualche indizio di apprezzamento che ci viene dall’azienda, dobbiamo mettere a fuoco se siamo disposti ad affrontare quanto la carriera porterà inevitabilmente con sé, impegno, energia, ore, networking, trasferte e via di questo passo.
Crescita di carriera: partire dall’autoanalisi
Primo, dunque, una bella analisi su di sé per capire se si è pronti perché se non esiste risposta soddisfacente a una domanda (in questo caso di carriera) che magari non è matura. Non è affatto necessario puntare a una crescita verticale per sentirti qualcuno, per essere riconosciuto. L’importante è il proprio bilanciamento, la propria strada alla soddisfazione.
La solidità economica come pre-requisito
Ma se sentiamo che è il nostro momento? È saggio analizzare se l’azienda nella quale siamo al momento è il luogo ideale dove provare a imperniare la nostra crescita.
In primis, dovremo essere molto ben consapevoli della situazione finanziaria ed economica della società, non tenere gli occhi sempre e solo sul nostro pallone, in quanto il gioco si costruisce guardando al campo intero; perciò non è affatto una perdita di tempo o una distrazione di energie concentrarsi sull’andamento dell’azienda, le metriche finanziarie sulle quali si è costruito il successo fino a quel momento, e sulla dinamica attuale prima di prendere una decisione importante, per impegno e per tempo impiegato, come quella di investire sulla scommessa del proprio avanzamento verticale.
Presentarsi con un progetto strategico
Se l’azienda è solida e un percorso di crescita è, dunque, ragionevole e ipotizzabile, è utile individuare i punti più deboli nell’organizzazione strategica della società, in particolare in funzioni tangenti alla nostra, che vi impattano più o meno direttamente e che si conoscono nel dettaglio. E poi mostrarsi proattivi nel proporsi per lavorare a un miglioramento strategico, attraverso un progetto specifico e mirato. Proattività, concretezza di progetto e soluzioni reali saranno le nostre chiavi di volta.
Investire sui rapporti
Terzo, imparare a gestire bene i rapporti, non nel senso politico del termine, provando a compiacere tutti, ma anzi mettendo bene a fuoco chi è il nostro interlocutore – volta per volta – per cucire sartorialmente i punti forti del nostro progetto affinché convergano: di cosa ha bisogno in quel momento l’investitore, il cliente, l’azienda? Saperlo è un passo fondamentale per convincere sulla strada da compiere per arrivare all’obiettivo, secondo una logica win – win.
Investire nei rapporti con le persone, conoscere le loro priorità e obiettivi, non solo in ottica professionale, ma in una prospettiva più completa, è il miglior networking. Nodale anche l’internal networking, per approcciare le persone chiave nel nostro business e per il nostro progetto. Il talento avrà certamente una componente nella riuscita, ma il più lo farà il duro lavoro, la costanza e la determinazione verso il risultato.