SANITÀ: COME FARE PARTE DI UN SETTORE IN CONTINUA EVOLUZIONE

C’è grande bisogno di manager nella sanità, parola di Licia Giaretta, Head of HR & Organization Gruppo SYNLAB Italia e volto della HR Leader Community di Intoo.

Come dimostrano le comuni preoccupazioni quotidiane e le priorità sbandierate dalla Politica, infatti, la sanità resta un tema centrale, a partire dal modello che si vuole costruire, passando dai fondi e dalle competenze indispensabili per creare un servizio migliore e personalizzato al paziente.

La pandemia, peraltro, ha funzionato da acceleratore in un settore nel quale la necessità di cambiamento era già evidente, dimostrandosi ormai improcrastinabile. La popolazione invecchia e c’è carenza di personale medico: sarà dunque nodale puntare sullo sviluppo della medicina personalizzata e della sanità digitale (telemedicina e impiego dei dati sanitari per la personalizzazione delle cure e l’approccio diversificato al paziente durante le varie fasi del suo ciclo di vita); si sta già lavorando in questa direzione, ma si stima che il “mercato” della sanità digitale crescerà di 5 volte tra il 2018 e il 2026.

Licia Giaretta, che ruolo ha un HR in un contesto come questo?

Un ruolo chiave, in particolare nel dialogo tra funzioni e nello sviluppo delle competenze soft nei medici, come la comunicazione con il paziente, e gestionali. Per quanto mi riguarda, sono entrata in Synlab nel cuore della pandemia, ho abbracciato una visione più intima di questo lavoro, con una totale adesione ai valori dell’azienda e sento la responsabilità dell’impatto che abbiamo sulla vita di tante persone che utilizzano i nostri servizi.

Quali sono, in questo momento, le competenze più richieste per chi volesse affacciarsi da “non-medico” alla sanità?

Prima di tutto, lo sviluppo e la gestione dei processi operativi (sia di ambito laboratorio che ospedaliero), qui penso in particolare a ingegneri gestionali o biomedici con esperienze sui processi; poi competenze IT e di project management per iniziative di trasformazione del settore (es. digitalizzazione dei processi). Molto ricercati anche analisti dati (ingegneri, matematici, fisici per la gestione dei dati e dei progetti legati a nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale). In generale è un settore povero di competenze manageriali, servono direttori commerciali e delle operations, manager che si affiancano ai medici per garantire una gestione migliore delle strutture. Insomma, la sanità non è un monolite, una torre d’avorio per medici, è un universo aperto a integrare figure di altri settori che possono essere coinvolti in progetti di sviluppo interessanti o di responsabilità; è una cross-pollination prima impensabile che oggi da i migliori frutti nella sanità privata con prospettive di carriera veloci per chi dimostra quel mix di competenze hard e soft che possono fare la differenza.

Indubbiamente la sanità privata – che lavora sulla managerializzazione – necessita di dirigenti con minimo 10 anni di esperienza anche in altri settori e poi c’è sete di professional e manager IT o gestionali che abbiano la capacità di condurre progetti di trasformazione.

È un settore particolarmente povero di donne, sia tra le figure mediche che tra le quelle manageriali; considerate le opportunità che offre, occorre investire sulle ragazze fin da giovanissime, creando percorsi ad hoc e abbattendo lo stereotipo di genere che le allontana dalle STEM, nonché introducendo politiche di flessibilità (certo non facili nei laboratori) e di aiuto alla genitorialità.

In quali errori si tende a scivolare più facilmente, in particolare in termini di aspettativa?

I manager senior che provengono da altri settori tendono a dare per scontato che anche qui esistano processi strutturati e stabili, nonché competenze manageriali acquisite e diffuse. Al momento, invece, i processi decisionali sono spesso farraginosi e complessi per un eccesso di procedure e la scarsa digitalizzazione; non bisogna farsi abbattere – anche se l’impatto è duro e a tratti sconsolante – occorre concentrarsi su poche iniziative-chiave e portarle, passo passo, a compimento. È un processo complesso perché il plug-and- play da altri mondi non funziona, bisogna adattarsi e giocare con le regole del gioco, se si vuole portare un contributo alla partita.

Per quanto riguarda i giovani, tendono ad attendersi processi di crescita strutturati e chiari che non sono sempre possibili… è importante accogliere l’idea di una certa dose di rischio, ci vuole pazienza e la voglia di collaborare alla costruzione di un sistema misto (accreditato/ pubblico – privato) che darà i migliori risultati e le più alte soddisfazioni.

Ci ha svelato che è entrata nel mondo della sanità nel 2020, in piena pandemia, come ha vissuto questo impatto?

È stata una scelta personale, cercavo un progetto di vita, bisogna avere motivazione per entrare in questo settore, sapendo che è chiave per lo sviluppo del Paese. Mi ha richiesto una grande disponibilità all’ascolto, alla flessibilità perché è un campo dove ha regnato l’immobilismo per decenni, ci vuole capacità di adattamento e di acume di business per interpretare le tendenze e cambiare un passo alla volta. Per me, fa la differenza saper guardare l’obiettivo finale per non demotivarsi, ci vuole un’identificazione fortissima, valoriale che “giustifichi” il peso della responsabilità e lo stravolgimento del work-life balance.

Qual è il faro che la guida nel suo operare? Su cosa vale la pena concentrarsi per intercettare le esigenze di un mercato così dinamico?

Il mondo della sanità ha sempre vissuto un po’ a sé, ora è tempo di governare un’adeguata interazione con altri settori dai quali mutuare skills fondamentali per efficientare il sistema. La trasformazione passa attraverso la digitalizzazione e la connessione con la sfera matematica, gestionale, di data analysis e project management per la trasformazione dei processi. La mole di dati con la quale abbiamo a che fare ogni giorno è immensa, può fungere da base per un lavoro di ricerca e innovazione, ragionando sugli stili di vita in un orizzonte più ampio. Quindi, senza dubbio, project management e IT skills per soddisfare il trend di trasformazione della sanità in digitale e virtuale.

C’è poi l’enorme tema della semplificazione dei processi a monte, qui penso che la frontiera sia un’autentica ed efficace integrazione pubblico-privato, con uno snellimento dei costi e delle lungaggini di processo, nonché della burocrazia attraverso il fascicolo sanitario elettronico del paziente.

Il domani della sanità passerà, è già chiaro oggi, dalla personalizzazione del servizio, ma per farlo – come dicevo – bisogna alleggerire gli iter operativi per ridurre i costi e ridistribuire risorse per investire in sviluppo con una rete integrata ospedale-territorio, che preveda la remotizzazione dei servizi, attraverso la “connetted health”; così i dati del paziente vengono gestiti dall’intelligenza artificiale che può trattare il flusso d’informazioni in ottica di prevenzione e diagnosi precoce, passando attraverso la cura dello stile di vita in ogni fase. Ovviamente la sanità connessa o virtuale ha anche molti rischi, che incrociano lo scottante tema della cybersecurity per un’adeguata privacy.

Ultimo ma non ultimo, la certificazione della qualità dei processi, è l’obiettivo da porsi per valutare i passi verso un servizio integrato, più digitalizzato e capillarizzato.

Desidero ricordare l’esperienza dell’Hackathon promossa da Synlab, una tre-giorni con universitari e giovani professionisti all’opera, fianco a fianco, all’interno del Milano Innovation District con l’obiettivo di portare in Europa le idee migliori in tema di trattamento dati.

I partecipanti hanno studiato e presentato soluzioni concrete, ad alto tasso di innovazione, finalizzate a dimostrare come i dati sanitari, grazie alle nuove tecnologie, possano migliorare lo stile di vita, il benessere e la salute delle persone. Il settore Healthcare, come dicevo, sta vivendo un momento di grandi sfide; è tempo di leggerle come opportunità per cambiare in meglio la vita delle persone,  in virtù dell’avanzamento tecnologico ma anche e soprattutto grazie alle nuove idee e alla loro messa a sistema: in questo senso, le nuove generazioni giocano un ruolo cruciale nel promuovere e accelerare la cultura dell’innovazione, in un sistema che agevoli il confronto con i senior e con le altre professionalità che convivono nella sanità.

Mondo molto ricettivo, dunque… cosa si aspetta da un candidato che volesse provare ad entrarvi? Quali sono le chiavi per affrontare al meglio un colloquio?

Un’elevata preparazione sul settore, sull’azienda, sulla posizione ricercata (leggere le biografie Linkedin e i post dell’intervistatore può essere utile per costruire una strategia di colloquio che punti ai bisogni più profondi dell’azienda). Il cv deve essere customizzato rispetto alla ricerca specifica – personalmente non apprezzo i “cv ciclostile” – e accompagnato da una lettera che spieghi chiaramente le motivazioni sia verso il settore che verso la posizione.

Apprezzo le candidature che mostrano una prospettiva originale sulle proprie esperienze, che sono semplici nella forma, molto trasparenti nella lettera accompagnatoria, che mi mostrino di aver capito i valori del settore.

Parlando di lei, quali storie hanno ispirato la sua? Ci sono modelli esemplari per la sua carriera?

Innanzi tutto, ho una grande passione per le storie di vita, un interesse profondo per le persone, tanto che ho scritto una tesi con il metodo delle storie di vita esplorando la dimensione personale, famigliare e professionale di circa 30 individui nella società del dopoguerra a Varese. A livello più squisitamente HR, il mio modello è stata Antonella Padova, il mio primo capo in Whripool, colei che mi ha fatto amare per prima questo lavoro.

Cosa l’ha spinta a far parte di HR Leader Community e, dunque, a conoscere persone che vorrebbero entrare nel suo settore? Ci svela qualcosa di ciò che dirà loro?

Da qualche anno a questa parte, in particolare dal 2020 anno in cui sono entrata in Synlab e nel mondo della sanità, ho abbracciato una visione più intima di questo lavoro, ho una totale adesione ai valori del lavoro per un’azienda sanitaria e sento la responsabilità di avere un impatto sulla vita di tante persone che utilizzano i nostri servizi. Trovo dunque prezioso incontrare chi desiderasse entrare in questo comparto… Cercherò di trasferire loro la necessità di managerializzare il mondo della sanità, senza perdere il volto umano che si deve avere nella relazione con il paziente. Inoltre cercherò di passare la necessità di un passaggio generazionale, vista la carenza di medici e non che scontiamo già oggi e, ahimè, tenderà ad aggravarsi nei prossimi anni.


Cos’è la HR Leader Community targata Intoo

Una community di professionisti di spicco del mondo HR in continua espansione che, attraverso attività di mentoring di mercato e simulazioni di colloquio, condivide conoscenze e visioni sui principali trend ed evoluzioni dell’industry di riferimento e aiuta a rafforzare in maniera efficace e strategica l’attività di networking. INTOO sviluppa e innova continuamente i propri percorsi di consulenza di carriera con il contributo specialistico della propria rete di professionisti.

Chi è Licia Giaretta

Manager con oltre venticinque anni di esperienza nella gestione e valorizzazione delle risorse umane, dal 2020 Licia Giaretta è Head of HR & Organization di Synlab, dove ha portato il proprio contributo – durante la pandemia – partecipando alla trasformazione tecnologica e organizzativa della società, sviluppando le competenze dei laboratori e implementando una riorganizzazione dei canali commerciali per meglio rispondere alle esigenze dei clienti e dei pazienti.

Mentore appassionata di sviluppo delle competenze individuali e organizzative, di sostenibilità e miglioramento continuo dei processi, Giaretta è HR manager dal 1996, in società commerciali e industriali, di settori diversi: Galbani (dal1996 al 2002); Renault Trucks Italia (dal 2004 al 2009); Circor Italy- Pibiviesse (dal 2009 al 2019).

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