Dalla fine di febbraio 2020, dai primi accenni, cioè, dell’arrivo della pandemia in Italia, siamo abituati a vivere le montagne russe di notizie, emozioni e dichiarazioni.
Politici, virologi, problemi sociali e di economia reale. Tutto quel che vediamo, sentiamo e anche sperimentiamo in prima persona non fa che alimentare un andirivieni, che si può sintetizzare, di bene-male, on-off, positivo-negativo. Siamo ormai assuefatti a binomi che smuovono le nostre preoccupazioni e le nostre speranze come un flipper impazzito. Ma come essere più consistenti dei vuoti pessimismi o ottimismi che caratterizzano molta comunicazione, autorevole e non?
Innanzitutto ci sono alcuni fatti che ci possono guidare in questo bailamme di interpretazioni: sono arrivati i vaccini ed è iniziato un nuovo anno, ad esempio.L’inizio del nuovo anno può sembrare nulla e invece è una novità, una possibilità di ripresa. Personale, lavorativa e sì, persino economica.
Anche i vaccini, al momento, possono sembrare numeri piccoli, eppure è l’inizio di una maggior sicurezza, di un domani, anche se non prossimo.
Ma anche nel mondo del lavoro qualcosa si muove: le politiche attive per il lavoro, spesso additate, anche giustamente, come deboli, oggi presentano un Fondo nuove competenze che ha offerto formazione continua a 50mila lavoratori. Un tentativo di risposta al grido d’allarme della disoccupazione, i cui crolli ancora sono attutiti dal blocco dei licenziamenti.
Non tutto, insomma, è perduto. Si può fare spazio nella testa e nelle azioni alle novità che nel buio avanzano. Ma come? Ciò che fa la differenza è la persona. Solo l’individuo può scegliere se accogliere le novità o continuare a guardare solo le percentuali negative.
Da Bruxelles, ad esempio, arriva la notizia che è cresciuta a dicembre la fiducia nelle prospettive dell’economia misurata dall’indice Esi (Economic sentiment indicator), che ha registrato una ripresa sia nell’area euro (+2,7 punti) sia nell’UE (+2,8), quasi compensando il calo registrato a novembre. Lo rende noto la Commissione europea, che segnala anche come l’indicatore delle aspettative di occupazione si sia parzialmente ripreso dal calo del mese scorso.
Fiducia, quindi, è la parola chiave. In economia e nella vita quotidiana. Ma per mantenerla viva è necessario alimentarla con azioni piccole e costanti. Quali? Formazione continua significa prendere sul serio le proprie carenze, i propri desideri e i propri talenti e ogni giorno scavare per trovare quale sia la strada migliore per affrontarle, esaudirli e svilupparli. Incrementare il proprio network significa, invece, raccontarsi, scrivere di sé, ma anche interagire rispetto ad esperienze altrui, contattare chi può farci crescere e chi si migliora giorno dopo giorno.A tutto questo, certo, si accompagna la necessità di qualcuno che possa facilitare il cammino, rendere più fluido il percorso. C’è chi lo fa di professione, chi consiglia, chi tende la mano a ogni passo stanco.
Insomma, le possibilità ci sono, le novità accadono ogni giorno, fosse anche che il sole sorge e tramonta, che ci si sveglia e ci si alza. Ecco, in fondo la crisi non chiede altro che rendersi conto di quel che si è e decidere di continuare a sperare, a crescere e, forse, a cambiare.