Delegare è fondamentale
Lo si pensa, lo si dice tra sé e a volte pure lo si suggerisce. L’ obiettivo di delegare sembra quasi scontato: lavorare meglio, tutti. È un rischio, certo, ma non c’è nulla come la partecipazione, e delegare ne è il livello più alto, a rendere profondo e stabile il senso di appartenenza.
Delegare: perché parlarne?
Perché secondo Michele Manara, co-founder di Mentor&Faber. Questo metodo di lavoro è stato parte integrante della crescita delle major, mentre oggi, a volte, sembra un muro insormontabile.
Può capitare che alcune micro e piccole imprese presentino una compagine aziendale rigidamente gerarchica, dove magari la famiglia d’origine impera e le posizioni chiave vengono tramandate di generazione in generazione. A volte può anche persistere un comportamento paternalistico: al dipendente vengono affidate attività a responsabilità limitata dove si vogliono limitare gli errori, certamente, ma così facendo si riducono anche le esperienze.
Ma c’è un modo diverso per dare un presente e un futuro all’azienda e liberare tutte le energie dei propri collaboratori. All’interno dell’organizzazione deve essere chiaro che ogni dipendente ha un ruolo ben definito e che ogni ruolo ha uno scopo. Devono, inoltre, essere trasparenti la condivisione dei compiti e l’affidamento delle responsabilità.
Ma questo non basta
Il lavoro è la palestra per eccellenza per lo sviluppo delle soft skills: imparare a fare squadra, raggiungere assieme gli obiettivi, senza additare qualcuno se l’esito non è quello sperato. A ogni passo corrisponderà una verifica, ma è proprio questa la chiave del delegare, affidare a ciascuno un aspetto ben preciso e la conseguente responsabilità nella complessa sfida del successo dell’azienda.