FESTA DELLA DONNA? CHE SIA UNA RIFLESSIONE SUL LAVORO FEMMINILE

festa della donna

L’8 marzo è il giorno dedicato alle donne. Una festa, sì, ma legata a un fatto tragico avvenuto sul lavoro nel 1908 a New York, quando decine di operaie morirono in una fabbrica. Un binomio, quindi, donna-lavoro già all’origine del significato della giornata. Sono 24 ore di riflessione, nelle quali solitamente ci si sofferma sulla piaga della violenza sulle donne, sul gender gap salariale, fino al bilanciamento vita professionale e privata.

È sufficiente una giornata e qualche bella mimosa? In particolare quest’anno, l’8 marzo dovrebbe diventare una giornata simbolo di cambiamento, più che una ricorrenza.

Sono decenni che si discute di emancipazione, eppure non è affatto scontato che la donna possa e riesca a lavorare, oltre a essere madre e moglie. Non è nemmeno scontato guardare la genitorialità come un valore; eppure il contributo che la maternità porta è una ricchezza che può contaminare e arricchire anche l’ambito lavorativo con un nuovo spirito nell’approcciare i problemi, maggior versatilità, apertura all’altro, flessibilità.

Eppure l’ultima analisi di Ipsos per WeWorld ci racconta che le donne sono di fatto le principali vittime economiche e sociali della pandemia: una su due dichiara come peggiorata la propria situazione economica nell’ultimo anno, in modo significativo le madri disoccupate. Il dato sul regresso della condizione economica, inoltre, supera il 60% se si prende in considerazione la fascia di età 25-34 anni (6 donne su 10). È la cosiddetta ShePoverty, la povertà tutta al femminile.

I dati dicono, poi, che sono state soprattutto le donne a rinunciare all’indipendenza economica. Ma, forse, il dato più rilevante risale a fine gennaio 2021 quando 3 donne su 10 non occupate con figli a causa del Covid dichiarano di aver rinunciato a cercare lavoro. Il 38% dichiara di non poter sostenere una spesa imprevista, quota che sale al 46% tra le madri con figli.
E attenzione: della situazione pandemica non si può ancora parlare al passato. Il Nuovo Dpcm, in vigore dal 6 marzo, ha identificato criteri ben chiari sulla chiusura delle scuole a rischio contagio o sulla loro apertura.

I numeri che ora l’Italia presenta, però, non lasciano ben sperare. In previsione molte saranno le zone arancio scuro (come la Lombardia) o rosse in tutto il Paese con la sospensione dell’attività in presenza delle scuole di ogni ordine e grado. Qui si apre un capitolo di non poco conto. La gestione familiare, infatti, solleva diverse problematiche che, spesso, rimangono in carico alla madre.

C’è lo smartworking per questo, penseranno alcuni. Ma bimbi piccoli hanno bisogni e necessità che chiedono soddisfazione immediata e mal si conciliano con la necessità di concentrazione e silenzio della mamma. Non basta, ci sono alcuni genitori che non svolgono mansioni per le quali è previsto lo smartworking. Insomma, non è semplice. Ma la situazione può essere resa più agevole. Come? Con il rinnovo e il rinforzo di alcune misure come il bonus babysitter, i congedi parentali, i permessi. Facciamo presto. Perché le donne a partita Iva sono in bilico sia per il ridotto carico di commesse sia per l’evidente difficoltà a gestire la famiglia in questa situazione pandemica. Così anche le donne lavoratrici dipendenti non possono mettere a rischio un posto sicuro con assenze prolungate e tantomeno chi attende il rinnovo del contratto avrà il cuor leggero ad assentarsi causa figli. E le donne imprenditrici che il pensiero comune vuole al riparo da ogni rischio invece soffrono anche la preoccupazione di continuare a offrire lavoro a chi ha famiglia.

La questione non finisce qui: le donne non devono solo mantenere il posto di lavoro. Come gli uomini desiderano crescere professionalmente, il che non significa solo fare carriera, ma anche crescere in conoscenza, formarsi, non smettere di camminare. Si chiama formazione e richiede tempo, proprio il fattore che sembra sempre mancare quando si hanno dei minori da accudire.

Questa è l’Italia oggi, l’augurio per questo 8 marzo è poter vedere un Paese che riflette sulle sue persone e offre loro una reale occasione di crescita e soddisfazione a tutto tondo, professionale e umana. 

elizabethkirk1
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