I dati ISTAT sull’occupazione restituiscono una fotografia inaspettata, con particolare focus sui nuovi contratti.
Crescono infatti i nuovi contratti a tempo indeterminato: a ottobre 117mila nuovi posti che si aggiungono agli 80mila circa già registrati a settembre. Non era questa la condizione che si prevedeva all’annuncio dei dati di inflazione, dell’incremento del costo delle materie prime, del terrore dei prezzi dell’energia, della grande volatilità delle condizioni dettata dalla guerra in Ucraina, che sempre più determina l’economia mondiale.
Eppure, questi sono i dati sui nuovi contratti.
Che cosa sta accadendo? Come leggere un simile evento? In realtà questi numeri vanno di pari passo con tutti i fenomeni di cui abbiamo già trattato, come le grandi dimissioni e la grande fatica ad attirare nuovi talenti in azienda.
In tale contesto sociale, le aziende italiane si stanno mettendo al riparo, cercando una soluzione che proveremo a interpretare se di breve o lungo periodo. Questa tendenza ha un senso che è da leggere tra le righe: le imprese a mano a mano stanno decidendo di stabilizzare i lavoratori con nuovi contratti duraturi.
È una sorpresa, certo, che appare di primo acchito una buona notizia. Ma è veramente così?
Alcuni analisti giudicano come positiva una tale valorizzazione del capitale umano già inserito in azienda; un riconoscimento che risponde alla paura di perdere chi ha già acquisito una competenza, a fronte di un mercato del lavoro che non offre un ricambio di nuovo personale adeguato ai bisogni e ai ritmi produttivi.
Ma c’è anche chi ha una visione diversa. Se, infatti, da una parte crescono i numeri dei nuovi contratti a tempo indeterminato, dall’altra si sta verificando un congelamento delle nuove assunzioni. Non crescono, infatti, i contratti a tempo determinato che, da sempre, nel contesto lavorativo italiano sono il primo passo per avere una prima opportunità professionale; lo step 1 della piramide domanda-offerta nel mondo del lavoro rischia, cioè, di venire meno.
In altri termini, si preferisce rendere stabili rapporti esistenti piuttosto che rischiare con nuovi inserimenti ma è proprio da lì che, spesso, provengono i più sensibili cambiamenti.
Una buona notizia, quindi, che se letta in profondità porta con sé a lungo termine dei chiaro-scuri.