Il Natale è una nascita, segna un nuovo inizio. Una ripartenza che tanto in questi mesi abbiamo atteso. Spesso aspettando che qualcuno facesse qualcosa per noi, che la giustizia e l’equità occupassero il loro posto, che del Coronavirus si parlasse solo al passato. Ma così ancora non è. Però qualcosa di nuovo accade e può accadere.
Proprio in queste feste natalizie, nel riposo o nel tempo libero. Persino nelle pause tra un turno e l’altro. Basta poco. Poco tempo e molto impegno. Perché quel che di nuovo può accadere è che ognuno riponga sotto l’albero un regalo speciale. Il regalo del dare senza pensare a quando, cosa e quanto si riceve. Un dono vero e proprio. Non si tratta di un oggetto, bensì di un’azione. Si chiama gratuità. La si può solo accogliere e accrescere.
La ricerca di un lavoro implica un’operazione “preparatoria” che è segnata proprio dalla gratuità. I consulenti di carriera lo chiamano networking. Un termine dietro cui si cela la nostra vita ordinaria con un accento in più: la vita che viene comunicata, condivisa, persone proattive che si espongono, che si lasciano conoscere, che dicono la loro. Tutti i giorni telefoniamo agli amici, scriviamo mail, leggiamo i social. Ecco ora si tratta di mettere in gioco, di considerare il networking un campo in cui seminare senza dover raccogliere subito i frutti. Si può offrire un valore a chi legge i nostri profili social, si può contattare un vecchio amico o stringere di nuovo un rapporto che si era perso, scrivere una mail alla nostra azienda “dei sogni” per comunicare cosa potremmo fare per loro, per renderci presenti. Il networking è un alzare la mano senza sbracciarsi.
Verrà chiamato a intervenire nel mercato del lavoro solo che chi dimostra un valore, una cifra speciale. Non si tratta solo di competenze tecniche, ma di persona. E niente emerge nella folla come chi dà senza pretendere in cambio. E oggi è una vera eccezione.