I due anni di pandemia hanno provocato forti oscillazioni creando un nuovo mercato del lavoro; una curva nella domanda e nell’offerta che si è contratta e ora conosce una nuova risalita.
Le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati fino a luglio 2022 sono state 5.029.000, con un aumento del +21% rispetto allo stesso periodo del 2021 e una crescita che ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, come rende noto l’Osservatorio sul Precariato dell’Inps. Dopo il 2015 non si era mai registrato, nei primi sette mesi dell’anno, un numero così elevato di assunzioni a tempo indeterminato.
Le nuove modalità di lavoro
Allo stesso tempo, la modalità di lavoro ha conosciuto notevoli innovazioni: nel 2022 in Italia il lavoro da remoto continua a essere utilizzato in modo consistente, sebbene in misura minore rispetto allo scorso anno.
Lo smartworking, ancora di salvezza durante la pandemia e un fenomeno da contrastare per molti dopo il lock-down, oggi registra una non piccola battuta di arresto.
I lavoratori da remoto sono circa 3,6 milioni, quasi 500 mila in meno rispetto al 2021, con un calo in particolare nella PA e nelle PMI, mentre si rileva una leggera ma costante crescita nelle grandi imprese che, con 1,84 milioni di lavoratori, contano circa metà degli smart worker complessivi. Lo Smart Working è ormai presente nel 91% delle grandi imprese italiane (era l’81% nel 2021), mediamente con 9,5 giorni di lavoro da remoto al mese e progetti che quasi sempre agiscono su tutte le leve che caratterizzano questo modello.
Possiamo dire, quindi, che il mondo del lavoro sta cambiando?
In un certo senso sì, perché si le imprese si danno nuovi obiettivi come quello di proporre un ambiente di lavoro sano, dove il rispetto, l’inclusività, la fiducia e la lealtà non siano solo dei concetti astratti, ma debbono essere dei valori tangibili e vissuti quotidianamente tra colleghi. Questa rivoluzione è frutto di un insieme di strategie aziendali perché si è arrivati a capire che, per ottenere dei buoni risultati, i lavoratori hanno bisogno di vivere in una realtà che sia eticamente corretta.
Ma da dove nasce questa nuova mentalità o, meglio ancora, questa comprensione della realtà?
La rivoluzione imposta dalla pandemia ha fatto emergere ancor di più come le persone giochino un ruolo fondamentale e possano fare la differenza, nei momenti critici e dunque – ancor di più- nelle fasi ordinarie.
Il rispetto e l’inclusività portano risultati importanti perché i dipendenti si sentono valorizzati, si stimola la loro creatività e la cooperazione che vede così lo staff rispondere in maniera brillante alle sfide e ai problemi di tutti i giorni.
Ancora una volta è chiaro che se si mette al centro la persona e il singolo vive bene anche l’ambiente lavorativo, allora anche l’azienda ne può trarre pieno vantaggio, a livello di nomea e di produttività.