/di Roberta Cassina
Se esistesse una regola universale per affrontare con successo il colloquio, varrebbe oro. Ma ogni selezione è un momento unico nel quale convergono molti fattori: la preparazione, lo stato mentale e la situazione personale del candidato e del recruiter, il feeling che può crearsi o meno con il selezionatore e via di questo passo.
Ma se non c’è un segreto da svelare, è importante conoscere alcuni principi che possono aiutare a fare una buona impressione.
Prima di tutto, scegliere un look adeguato. Non è una banalità o una frivolezza. “L’abito non fa il monaco” e di certo non verremo giudicati unicamente dalle apparenze. Però un abbigliamento curato e adeguato all’occasione trasmette al potenziale datore di lavoro una sensazione positiva, perché induce a pensare che presteremo la medesima cura e attenzione al dettaglio anche ai compiti che ci verranno attribuiti, nel caso venissimo scelti. Quanto allo stile, meglio evitare gli eccessi, prediligiamo la semplicità, con un tocco di personalità.
Altro aspetto essenziale è non presentarsi all’ultimo minuto, questo per due buoni motivi: 1) per non far pensare al selezionatore che il colloquio non ci importi abbastanza per pianificare la giornata in modo da riservargli il giusto tempo 2) perché arrivando con un certo anticipo avremo tempo e modo di rilassarci e concentrarci sui contenuti.
Mentre siamo in attesa del selezionatore, ricordiamoci di spegnere il cellulare. È sconveniente che un telefono suoni o che si percepisca il susseguirsi dei whatsapp. Primo perché è un aspetto che porta inevitabilmente distrazione, secondo perché daremmo l’impressione di chi non si sa staccare dal cellulare e pertanto non si sa concentrare fino in fondo.
Durante il primo colloquio, è più elegante non fare domande esplicite sull’aspetto retributivo. È chiaro che è un elemento importante, ma lasciamo che sia l’intervistatore a parlarne. Se ciò non dovesse accadere, prediligiamo l’occasione successiva, quando la possibilità di essere assunti diventa più tangibile.
Nel dialogo con il selezionatore, non dilunghiamoci su aspetti meno rilevanti. Il tempo è poco, concentriamoci sulle risposte alle domande e siamo sintetici, arriviamo subito ai casi di successo e alle caratteristiche che potranno farci notare rispetto agli altri candidati.
Puntiamo ad apparire sinceri e diretti, inutile venderci per quel che non siamo, domande specifiche ci tradirebbero e ci porrebbero in una condizione imbarazzante. Meglio dichiarare apertamente quello che si sa fare o no, senza alcuna paura. Ciò che non sappiamo può essere imparato, magari anche con l’appoggio del datore di lavoro che può investire in corsi di formazione per il personale. Mentire per ricoprire una posizione per la quale non possediamo adeguate competenze rischia di rivelarsi un boomerang, una scelta che poi ci si ritorce contro.
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