C’è una cosa che la GenZ insegna a tutti noi, il valore dell’equilibrio.
Perché è ormai acclarato che una persona bilanciata, soddisfatta, assicura – mediamente – performance migliori sul lavoro. È questione di lucidità, di capacità di concentrazione, di ottimizzazione delle risorse, di orientamento di energie e focus.
Per questo il benessere è diventato tema di estremo interesse da parte delle aziende che non lesinano sforzi per garantire un migliore work-life balance.
In questo senso, lo smart working e orari più flessibili sono un aspetto di quella sostenibilità umana e ambientale che ogni azienda dovrebbe ricercare.
In fondo, le lunghe ore nel traffico non migliorano né l’umore, né la buona predisposizione nei confronti della giornata, né la percezione di star facendo buon uso del proprio prezioso tempo; tale sensazione di spreco altera negativamente il giudizio riguardo quelle realtà che rimangono ancorate a modelli ormai superati, dove il valore – anche economico – è legato ai minuti inchiodati in una certa postazione e non piuttosto al risultato che l’impegno genera.
A livello macro, un altro elemento importante è la capillarizzazione del lavoro, la possibilità – cioè – di lavorare anche in piccoli centri, non solo nei contesti ultra-urbanizzati delle Cities. Questo a minor deterioramento delle condizioni di vita e a prevenzione della desertificazione delle periferie e dei paesi. Per non parlare del mercato immobiliare che, al netto del rialzo folle dei tassi di mutuo, ha visto schizzare i prezzi al mq e rendere sostanzialmente inaccessibili soluzioni che non siano risicatissime in termini di spazi e servizi, penalizzando così – in primis – i lavoratori più giovani. Una infrastruttura digitale di livello abilita il lavoro da remoto e la presenza di aziende anche fuori dalle principali città accorcia le distanze dai luoghi di vita, a beneficio del time saving, dell’ambiente e del miglioramento dell’equilibrio vita-lavoro delle persone.
Puntare all’equilibrio per migliorare la produttività
Perciò basta affondi contro la GenZ che non prende in considerazione un’offerta se non contempla lo smart working, basta con la retorica di chi non ha voglia di fare sul serio, abbracciamo un nuovo modo di portare valore, un equilibrio che presupponga un impegno autentico e assicuri in cambio un’attenzione più sentita al benessere delle persone e del mondo che ci circonda.