Al Covid possiamo addossare ogni colpa del 2020.
Isolamento, fatica, dolore, fastidio, insofferenza. Ma c’è una cosa che non possiamo fare: incolparlo della nostra passività. Non c’è condizione, infatti, che impedisca all’uomo di essere se stesso e, cioè, di mettere in moto qualcosa di sé. Che sia un desiderio, la possibilità di un’azione, una richiesta di aiuto, la volontà di migliorarsi. Tutto questo ha un nome: proattività. Se trasliamo il termine nel mercato del lavoro, invece, i consulenti di carriera la chiamano Employability. Non è altro che l’occupabilità, essere interessanti agli occhi di chi cerca nuovi profili da inserire in azienda. Una chimera? No, una possibilità alla mano di chi lo desidera.
Ma perché è necessario?, può domandarsi chi un lavoro ce l’ha ed è anche molto sicuro, tutelato dal contratto a tempo indeterminato, come dire, sistemato. La risposta è semplice: la vita è imprevedibile. Nessuno avrebbe potuto prevedere la pandemia in atto, ad esempio, che sta accelerando il cambiamento del mondo del lavoro negli anni scorsi sempre dibattuto, sempre al centro delle discussioni.
Oggi nel giro di nemmeno un anno quelle conversazioni sono divenute nuove procedure, nuovi modi di lavorare, una diversa gestione delle risorse umane. Nessuno si sarebbe potuto preparare a questa situazione. Eppure il mercato del lavoro cambia, di continuo, non è mai fermo per definizione. E il suo cambiare implica che anche chi lavora cambi. Questo è l’unico modo per prepararsi veramente a qualsiasi situazione avvenga.Ma cosa significa prepararsi? Significa innanzitutto decidere di mettersi al centro, non in senso egoistico, ma di affermare quel che si desidera o si vorrebbe al di là e oltre di quello che ci è dovuto. Significa non attendere che sia qualcuno che, anche a dovere, ci proponga un corso di formazione adatto al nostro profilo, o che conceda le ore dedicate alla formazione che ci spettano.
Non fermiamoci al poco, cerchiamo tutto. Prepararsi, dunque, significa anche non accontentarsi, prendere in considerazione di studiare la sera, di chiedere un aiuto a un esperto del settore, di lanciarsi in iniziative che non si sarebbero mai prese. Se chi ha un lavoro non vuole essere demansionato, messo ai margini e se chi il lavoro non lo ha non vuole vivere di sussidi, che andranno sempre più a ridursi, allora l’unica eccezione è poter avere una tale stima di sé, una tale concretezza della propria persona e del futuro da voler essere protagonista della propria stessa vita. Perché nulla può sospendere la crescita personale. Speriamo nemmeno noi stessi.