Che cosa cercano i giovani? Questa domanda attraversa i corridoi e gli uffici delle aziende, dalle risorse umane ai responsabili marketing che cercano un linguaggio comune con la generazione TikTok.
Un’indagine, forse, può avanzare qualche suggerimento alle vecchie generazioni che faticano a comprendere cosa vogliano gli under30, quale progetto può risultare loro interessante al punto di sposare la mission aziendale o in base a quale criterio selezionino un prodotto o un servizio.
C’è solo un modo per poterlo scoprire: chiederglielo.
A questo ha pensato un’indagine realizzata in occasione di ExpoSummit2030 di Vicenza che ha chiesto ai ragazzi di dare voce a quel che cercano, desiderano, vogliono. Ne è emersa una fotografia di valore, che, cioè, rende trasparente quali siano i nuovi valori che stanno a cuore a chi si affaccia ora sul mondo del lavoro o a chi ne è neofita. La domanda posta è, forse, la più interessante: che cosa ti rende felice? Le risposte dei ragazzi sono molto esaustive e tutte sotto un unico comune denominatore: l’equilibrio. Ed è una parola che fa riflettere se pensiamo da cosa sono attraversati questi ultimi anni e questi ultimi mesi: pandemia, guerra, crisi climatica, un alert sempre attivo su vaiolo delle scimmie o altre ipotetiche minacce alla salute umana. Forse proprio in forza di questi continui smottamenti quel che i giovani chiedono è la stabilità affettiva e organizzativa.
Un nuovo concetto di tempo e il riscontro con la realtà
Stare bene con sé stessi è la richiesta numero uno, il fabbisogno principe, al quale i giovani sottomettono ogni scelta. Si cerca in tutti i modi di evitare lo stress e di favorire l’attività fisica, la buona alimentazione e la frequentazione di rapporti che non siano tossici. Ma l’idea spesso contrasta con la realtà: la gran parte degli intervistati, infatti, riconosce come questo ideale sia rimasto tale, non abbia una traduzione concreta nel reale. Un reale ancora zeppo di disequilibrio a cui si alternano brevissimi momenti di felicità. Molto interessante, in questo senso, il concetto del tempo che non è più evolutivo, bensì è considerato un accostamento di esperienze, di interessi che possano essere quel breve soffio di felicità.
Nuovi stimoli e nuovi valori
Tra l’ideale e le brevi parentesi soddisfacenti c’è un legame forte, la famiglia, che rimane la stabilità affettiva d’origine, ma anche una nuova famiglia, anche se ci si sposa e si desiderano figli sempre più tardi. In questo affresco una parte minore la gioca anche il lavoro, che, però, solo per una minoranza risulta determinante per la definizione della propria identità. Il ruolo, lo stipendio, la carriera non rappresentano più un mito come era invece per le precedenti generazioni. Si cerca piuttosto un ambiente stimolante, obiettivi chiari e adeguati, la garanzia di un equilibro tra vita lavorativa e vita privata, contesti non tossici, ma creativi e propositivi. La speranza è che da una parte questi ideali possano trovare spazio, ma dall’altra che i giovani continuino a non rassegnarsi, a cercare se quel sogno è realizzabile e soprattutto può portare un vero beneficio alla vita a lungo termine.