Mariano Briano racconta così il momento in cui, quasi un anno fa, ha saputo che tutto sarebbe cambiato.
“C’è un momento buio, che è sicuramente il primo, l’impatto con la notizia che il tuo lavoro dovrà cambiar pelle…quello è il punto d’inizio di una nuova storia, il più critico e delicato dove è importante essere ben accompagnati per riuscire in breve a vederlo senza negatività, come un salto verso un’altra fase della propria vita.”
Dalla laurea, una carriera in lineare ascesa presso la medesima azienda industriale specializzata nel campo delle macchine utensili, dove ha portato il proprio contributo in diversi ruoli, dal Responsabile della Qualità (avendo alle spalle studi giuridici), all’impegno nell’area Commerciale e nel Marketing, fino a diventare Responsabile di Divisione; un’esperienza a tutto tondo, giudicata in maniera più che positiva.
“Nella fase del distacco, ci vuole qualcuno che veda meglio di te perché si attraversano tante emozioni e si ha davanti uno scenario completamente nuovo, nel mio caso a 52 anni, dopo 22 nella medesima realtà.
INTOO per me è stato questo, con i miei angeli – come li chiamo io – che mi hanno supportato e accompagnato. I miei consulenti hanno saputo da subito trasmettermi la certezza che avrei trovato un altro lavoro con le soddisfazioni che desideravo e che il mio punto di forza, sul quale imperniare il periodo di transizione, era la mia conoscenza del tedesco e della Germania più in generale.
Avevano ragione! Infatti, vi sto raccontando il mio percorso da Stoccarda.”
Quanto ti ci è voluto a riportare la notizia dell’uscita in un’ottica positiva, di cambiamento e crescita?
Beh, i professionisti dell’outplacement sanno quello che fanno, hanno già visto tante situazioni con caratteristiche simili e io mi sono sentito subito in buone mani con INTOO, sia dal lato psicologico che materiale con un progetto chiaro sul dove andare e con quali passi. Mi sono trovato in sintonia con i miei coach, uno deputato al counseling psicologico e due consulenti di carriera.
Ho lavorato a testa bassa, secondo quanto mi veniva indicato, ed è un buon modo per non sentire che il tempo scorre vuoto e inutile, impiegandolo su di sé e sul proprio futuro.
Ci declini concretamente cosa accade in questa fase? Su cosa ti sei adoperato nello specifico?
In una parola, ho capito cosa voglia dire storytelling: disegnare il proprio profilo a partire dall’emersione dei punti di forza che, in quel momento preciso e con quelle determinate condizioni di mercato, hanno maggior appeal. Non mi ci ero mai messo prima e devo dire che ci vogliono professionisti di un certo livello per crearsi un racconto che faccia leva sui punti giusti. Ho imparato a “dire di me” in ottica strategica e organica, convincente.
Non si inventa niente, ma bisogna avere un’idea chiara di sé e delle proprie prospettive. Personalmente, mi sono esercitato sulla scrittura del curriculum, ho fatto simulazioni di colloquio, ho lavorato sull’elevator pitch, insomma alla fine mi sentivo sicuro, sapevo che dietro ogni riga di quel cv c’era una storia interessante da dipanare.
Nei 22 anni di carriera precedenti non mi ero mai messo sul mercato, sono entrato in azienda a esperienza 0 e ne sono uscito Dirigente. Ora la sfida era convincere, prima di tutto me stesso, che valevo anche fuori da lì, che le mie competenze, la mia disponibilità a viaggiare e a vivere all’estero e la conoscenza del tedesco erano una chiave per tante porte.
Che cosa facevi prima e di cosa ti occupi oggi a Stoccarda?
Di fatto sono rimasto nel solco del mio tracciato, sempre in ambito industriale e di componentistica, ma se prima lavoravo nella filiale italiana di una multinazionale tedesca, oggi sono l’italiano scelto dalla proprietà italiana di una diversa multinazionale, inviato a lavorare nella sede tedesca come Responsabile tecnico-commerciale del Centro Europa, Germania – appunto – e Paesi limitrofi.
Conoscevo molto bene Stoccarda, proprio per le mie esperienze professionali precedenti, pertanto è stato un cambiamento non radicale o traumatico, tutt’altro, sono stato subito a mio agio, a casa… per me è quasi una rivincita. Questo è il mio primo passo, ora la strada – a 52 anni – è tutta da costruire ed è un bel progetto, dove la mia esperienza viene ben valorizzata.
C’è un messaggio che ti farebbe piacere trasferire a chi legge la tua storia?
Che il cambiamento inaspettato può essere doloroso, ma rottura è il primo passo per fare qualcosa d’altro, bisogna avere accanto qualcuno che aiuti a limitare la negatività. Rimettersi in gioco può dare nuovi impulsi. Se i colloqui vengono affrontati con questo spirito, anche il selezionatore lo percepirà e sarà completamente un’altra cosa. Non fatevi fermare dal fattore età, l’esperienza va saputa argomentare ed è un fattore apprezzato.
In bocca al lupo!