PIEDI BEN PIANTATI A TERRA, ORIZZONTE AMPIO: PERCHÉ CI È UTILE LA STRATEGIA DELLA GIRAFFA

trovare il coraggio di cambiare lavoro

Intervista a Cetti Galante sulla sua ultima pubblicazione.

Cetti Galante, AD di INTOO, ha scelto di tradurre in un libro le riflessioni sul cambiamento che tanti di noi hanno fatto durante il periodo della pandemia. Nasce così La strategia della giraffa, già disponibile in formato digitale e in libreria*.

Cetti, il primo lockdown è stato un periodo di grande trasformazione per tutti e per INTOO in particolare considerando che è una società fondata sul dialogo personalizzato con le persone, per supportarle a rientrare nel mercato del lavoro o a cambiare strada professionale. La distanza imposta dal Covid19 ha portato la sua azienda a una rivoluzione, quella del remoto. Come ha trovato anche il tempo di focalizzarsi su un libro?

Ho sentito l’urgenza di fissare tante riflessioni fatte e soprattutto di ispirare le persone a guardare al cambiamento come occasione per evolvere, pur nella gravità di un evento doloroso che ci ha costretto a ripensarci da tanti punti di vista.

Perché esiste un prima e un dopo Covid 19, una frattura globale che la pandemia ha generato. All’inizio ci siamo illusi di poter tornare come prima, ma due anni sono un periodo lungo che ha portato una trasformazione definitiva. Dobbiamo guardare al cambiamento accaduto come un’opportunità, per noi come individui e per il mondo.

È questa la molla che ha generato il mio impegno sul libro: partendo dall’enormità di quanto è successo cogliere l’occasione per fare un passo nella direzione della evoluzione. Ci siamo guardati dentro, ci siamo confrontati con le relazioni personali, con lo scopo del nostro lavoro, con i nostri valori, si sono messi al centro desideri, valori, progetti.

Il libro è la mia riflessione sul cambiamento, perché evolvere non è sinonimo di migliorare o peggiorare in senso assoluto, ma dipende da noi. E qui sta il punto: desidero offrire a ogni lettore uno spunto di riflessione su sé stesso.

Cos’è, dunque, la strategia della giraffa?

Vuol dire piantare bene i piedi per terra e alzare la testa, oltre i “muri”, oltre le “barriere”, guardare più avanti, allargare il proprio orizzonte. La foto che ho scelto per la copertina è d’ispirazione per me: una donna nel deserto si industria per trovare una soluzione per guardare più lontano, usa un mezzo improvvisato, una scala a compasso, ma arriva all’obiettivo: cambia la prospettiva di osservazione.

Il libro vuole spingere a considerare ogni cambiamento come opportunità per evolvere, superando la paura. La giraffa evolvendo allungando il collo di fatto genera le condizioni per la sua sopravvivenza. Oggi è importante ribadirci che possiamo ripensare la nostra vita e fare scoperte prodigiose, ad esempio che scegliendo una strada professionale completamente diversa da quella passata siamo di fatto più felici.

La mia speranza è che chi legge il libro trovi una ispirazione per distillare sempre il positivo da tutte le situazioni, a godere nonostante tutto del vivere, abbracciando sempre il cambiamento, proprio perché può aiutarci a evolvere anche verso strade molto diverse da quelle che abbiamo progettato, trovandoci così ad affermare che vale la pena vivere anche le situazioni più difficili.

Che struttura ha scelto per un messaggio così forte e intimo, che coinvolge la persona nella sua totalità?

Ho voluto fare un discorso a tutto tondo, ma non cattedratico. Ho scelto di partire da assiomi teorici che ho appreso nel mio lavoro per dare un quadro d’insieme e poi di dar spazio a tre belle storie di persone reali per testimoniare che quello che scrivo non è teoria, è vita reale.  Da ultimo, ho condiviso alcuni consigli molto pratici che mi auguro possano essere forieri di azione. Ciò che ho messo su carta è frutto dell’esperienza fatta in questi anni a contatto con persone che hanno perso il lavoro o che vogliono cambiarlo, che si trovano dunque di fronte a diverse strade, di continuità o appunto di nuovo corso.

Stiamo assistendo in questo periodo a un fenomeno globale di dimissioni volontarie. È una delle rivoluzioni che la pandemia ci ha lasciato in eredità, con la quale il mondo del lavoro sta facendo i conti…

È vero, è emerso un profondo mismatch tra desideri individuali e aziendali al quale le persone hanno risposto anche così. Ci sono almeno due aspetti da considerare: lato aziende, è chiave oggi  potenziare l’ascolto delle proprie persone, per le quali ritornare in ufficio deve avere un senso, un valore aggiunto rispetto al lavoro da remoto, in un equilibrio nuovo. E’ chiave anche ribadire il set di valori aziendali, con il quale le persone hanno bisogno di identificarsi.

Lato persone, attenzione a non fermarsi al senso di rifiuto, è fondamentale avere un piano per affrontare al meglio la transizione di carriera. Nel libro ne delineo i pilastri: autoconsapevolezza sulle proprie competenze e spendibilità, ricerca del work-life balance ideale.

Qual è, tra questi pilastri, il più sottovalutato?

Sicuramente la costruzione della propria autoconsapevolezza, sulla quale fondare il piano di azione. Le persone che cercano un nuovo lavoro hanno solo in mente di rivedere il curriculum, ma prima è importante capire cosa desiderano e cosa sanno fare e potrebbero fare, considerando le opportunità del mercato.

Gli strumenti non sono utili in se stessi, se non inquadrati in una strategia. Lo stesso discorso vale per chi inizia a impegnarsi su Linkedin, ad esempio, senza aver messo bene a fuoco a chi e cosa vuol comunicare.

Domanda personale in chiusura: come prende forma la “strategia della giraffa” per Cetti Galante?

La mia agenda è sempre fittissima, mi ritaglio però il tempo del pensiero proprio per restare io stessa sempre aperta al cambiamento, riflettendo spesso sul tema della leadership, perché al “capo” è chiesta una maggior responsabilità: deve essere sempre una fonte di ispirazione per far crescere le persone, sfidandole a uscire dalla zona di comfort. Cerco di guardare le cose  da punti di vista diversi, per coglierne sempre un senso. Credo molto nel potere del singolo e sono ispirata dal pilastro del pensiero sistemico: “ogni individuo è unico, irripetibile e pieno di possibilità”. Cerco sempre di fare vedere queste possibilità anche a chi mi circonda.

È la chiave del mio lavoro anche sull’outplacement: capire, far emergere e dar struttura alla potenzialità del singolo. Più le persone sono attive, “accese” più saranno contributive anche verso la Società, oltre che dare sempre a sé stesse per prime una possibilità di nuovo futuro.

* I proventi delle vendite del libro saranno devoluti alla Cooperativa Sociale Onlus Homo Faber.

elizabethkirk1

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