Due concetti per l’Employability
Due sono i concetti chiave per blindare la propria
employability:
proattività e
responsabilità. E sono fortemente legati tra di loro. Essere proattivi significa, infatti, prendere coscienza della situazione e assumersi la responsabilità di come reagire a ciò che avviene intorno a noi.
Stephen Richards Covey, educatore, scrittore e uomo d’affari statunitense diceva che ognuno di noi «
è il prodotto delle decisioni prese, non delle circostanze». Dunque: “io posso”, “io scelgo”, “io agisco”. E in un contesto di mercato volubile, destinato a cambiare con ritmi sempre più rapidi, la responsabilità di studiare il settore di riferimento, l’
evoluzione del business della propria azienda e della propria famiglia professionale spetta per il
50% al singolo individuo.
La restante parte spetta all’
azienda che, dal canto suo, avrà il compito di aiutare le persone a
trasformare le loro competenze per adattarle ai nuovi obiettivi. Un’evoluzione, partita durante il periodo pre-pandemia, che rende aziende e persone
consapevoli della necessità di un apprendimento continuo e autonomo. Le organizzazioni, oggi non devono più imporre ai dipendenti corsi da seguire, piuttosto devono aiutarli a individuare le capacità hard, ma soprattutto soft, più richieste dal mercato e favorire la loro crescita professionale con un’offerta formativa diversificata e di qualità.
Primo: mantenere il lavoro nel tempo
Un nuovo panorama dunque, dove il lavoratore diventa
regista del suo futuro professionale, per accrescere professionalità e risultati e adattarsi con rapidità ai cambiamenti richiesti dall’ambiente interno ma anche esterno all’azienda. Proprio quello che, in tempi non sospetti, sosteneva
Sumantra Ghoshal, professore di management strategico e internazionale alla
London Business School. Per lui, infatti, l’
employability è la capacità, per chi ha un lavoro, di mantenerlo nel tempo, rendendo possibile un passaggio da un ruolo a un altro nella stessa organizzazione, soddisfacendo i requisiti richiesti per ricoprirlo. E per chi si deve ricollocare, è invece, la capacità di trovare rapidamente un lavoro, grazie al livello di
spendibilità delle proprie competenze.
Ed è su questi due punti che ognuno di noi ha la
responsabilità di agire. Perché negli ultimi anni il contesto economico da una parte ha spinto il mercato del lavoro a disporre di strumenti di immediata ed efficace decodifica del reale possesso delle competenze professionali vantate, dall’altra ha costretto le aziende ad accelerare i processi di cambiamento e ad avere al proprio interno un elevato e aggiornato livello di competenze per poter continuare a crescere.
Secondo: non avere un ruolo passivo in azienda
In questo contesto, i lavoratori che desiderano essere spendibili sul mercato, devono per forza di cose tenere allenate le proprie conoscenze e acquisire quelle che non posseggono. Per evitare di perdere tempo prezioso e denaro tre sono i passaggi strategici da compiere.
Primo: avere la consapevolezza di cosa si è fatto o meno per restare allineati alle nuove esigenze delle imprese. Secondo: individuare i gap da colmare per restare competitivi. Terzo: sviluppare la responsabilità di restare occupabili nel lungo tempo.
Ma è altrettanto strategico non vivere passivamente il proprio ruolo in azienda. Ciò significa ampliare il proprio orizzonte e imparare a guardare anche oltre il muro del nostro ufficio per avere il polso del mercato, delle nuove tendenze in atto e per capire in quale direzione sta andando la nostra organizzazione e il nostro ruolo. Partecipare a fiere, eventi, avere rapporti con fornitori, clienti, ex colleghi, fare
networking può indubbiamente aiutare a gestire al meglio la nostra carriera e l’attività quotidiana.[vc_empty_space]
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