Michele Simbula, dopo un brusco e imprevisto licenziamento, ha ritrovato lavoro in un mese, sostenuto dalla consulenza INTOO. Ecco i suoi passi e un suggerimento chiaro.
Perché ti sei rivolto a INTOO e come si è svolto il tuo percorso?
Improvvisamente l’azienda per cui lavoravo ha deciso di interrompere il rapporto di collaborazione. Da un lato, è stato un evento inaspettato e non semplice da affrontare, ma dall’altro direi quasi una liberazione per una serie di ragioni, in particolare perché l’attività che svolgevo non era core per la società. A questa interruzione brusca è seguita la scelta da parte mia di una realtà di professionisti che potesse aiutarmi nel percorso di ricollocazione; ho preferito INTOO perché mi pareva rispondere in maniera adeguata alle mie esigenze. Ho reputato, insomma, avessero la proposta migliore per tracciare un nuovo percorso, persino migliore di quello alle mie spalle.
Hai potuto confermare la prima impressione?
Nel giro di un mese ho trovato una nuova opportunità che mi corrisponde e soddisfa. Adesso lavoro nello stesso ruolo in un’altra azienda, il cui core business, però, coincide esattamente con ciò di cui mi occupo. È stato faticoso ripartire, ma come in tutte le cose ci sono lati positivi e lati negativi. Era il mio obiettivo primario ricollocarmi in breve tempo ed è stato centrato, ma – al di là di questo – la consulenza di INTOO mi è stata utile per ri-analizzare le ragioni di quel che faccio e cercare di evitare di trovarmi di nuovo in situazioni analoghe.
Che cosa ti ha sorpreso e quale aspetto è stato più difficile da affrontare?
Sono stato affiancato da due tutor (Massimo Bertolucci e Marina Sangalli) ed è stata una strada illuminante perché ha stimolato la mia riflessione su quel che avevo fatto, su quel che aveva senso oppure no, sui punti di forza e debolezza. Abbiamo cominciato a rivedere il curriculum e le competenze; non mi aspettavo avrebbero lavorato sui punti chiave della mia persona, oltre che del mio percorso professionale, analizzando la mia storia lavorativa. Questo mi ha stupito. Mi sono trovato davanti persone che non conoscevo, che sono state in grado di fare, in breve tempo, una “diagnosi” precisa di quanto mi stava accadendo e di come avrei potuto vivere tale periodo come una sfida positiva. Certamente, è stato difficile mettersi in discussione, ma è emerso il peso e il valore dei risultati ottenuti, delle competenze costruite, dei rapporti creati e mantenuti nel tempo.
Quale suggerimento daresti a chi si dovesse trovare nella sua stessa condizione?
Certamente di non abbattersi, perché l’unica cosa che conta è essere consapevoli della propria capacità, e non farsi prendere dalla fretta; vivere quel momento come una fase positiva di riflessione. È fondamentale lavorare, ma bisogna sfruttare tale fase per scegliere analizzando tutti i fattori in gioco e fare le scelte giuste, più adeguate a chi siamo e ai nostri valori e desideri.