PERCHÉ È IMPORTANTE AVERE UN PIANO B

perché è importante avere un piano b

di Chiara Violini

Recentemente ha fatto notizia la storia di Tiziana Bernardi, 57anni ex manager di Unicredit che ha deciso di mollare tutto per trasferirsi in Tanzania con l’obiettivo di trasformare un monastero benedettino nel motore di sviluppo di una delle zone più povere del mondo. Vincenzo Miano, invece, 46 anni, per anni manager di una multinazionale delle telecomunicazioni, ha deciso di acquistare una casa abbandonata sui Colli Euganei  e insieme alla compagna e alcuni amici ha ideato e costruito un Bio Forno.

Ma sono solo esempi tra le centinaia di storie di ex numeri uno di azienda che si sono reinventati.C’è chi lo ha fatto avviando una attività in proprio, chi facendo diventare una passione un lavoro vero e proprio, chi ha preferito optare per la consulenza e chi invece si è limitato a cambiare azienda.TROVARE NUOVA ENERGIA E’ IL MOTORE DI TUTTOIl comune denominatore per tutti è stato quello di tornare a fare qualcosa che desse loro nuova energia. Le motivazioni che li hanno spinti a farlo possono essere le più disparate: chiusura di rami aziendali, ristrutturazioni, la voglia di cambiare aria per sentirsi di nuovo vivi e non più parte dell’arredamento di ufficio.E poi bisogna prendere coscienza che in tempi di scenari economici incerti, avere un progetto di vita che ci consenta di pianificare il nostro percorso professionale futuro diventa sempre più importante. Indipendentemente dall’età dei manager visto che oggi, in base a diversi studi internazionali, il tempo medio di permanenza dei numeri uno in azienda viaggia attorno ai 5 anni. Certo, il Piano B in genere offre meno prestigio del Piano A, ma se progettato per tempo e con serietà potrebbe anche servire per un cambio di vita volontario dentro o fuori le aziende.IL CORAGGIO DI PIANIFICARE IL SECONDO ATTOLe difficoltà da affrontare non sono poche anche perché dare il via al secondo tempo della propria vita può causare ansia, paura e incertezza, ma è anche vero che gli eventi traumatici possono innescare processi di miglioramento sorprendenti. E poi, come scrive Cheryl Sandberg, COO di Facebook nel best seller internazionale “Option B: Affrontare le difficoltà, Costruire la resilienza e Ritrovare la gioia”, c’è sempre una seconda opzione.L’IMPORTANTE È PARTIRE CON IL PIEDE GIUSTO E RIFLETTERE SU 6 PUNTI:

  • Fai chiarezza su chi sei e chi vuoi diventare. Dimentica il ruolo che fino a ora hai ricoperto in azienda. Abbandona le sovrastrutture che ti ingabbiano e che pensi ti identifichino. Porta la mente oltre le mura dell’ufficio. Fare una lista su quelli che sono i tuoi talenti, le cose che ti dà piacere fare, quelle che ti vengono meglio, può aiutarti a fare un bilancio delle tue competenze.
  • Domandati se sei stanco o insoddisfatto del tuo ruolo o del settore in cui operi
  • Elenca le caratteristiche del tuo lavoro ideale il che significa pensare alle qualità che un lavoro deve avere per te. Per alcuni potrebbe essere avere l’opportunità di viaggiare, per altri di imparare cose nuove sempre, per altri ancora essere a contatto con la gente oppure avere un ottimo compenso avere un orario flessibile etc.
  • Definisci il contesto di lavoro dei tuoi sogni. In pratica rendi meglio se lavori solo o in team?
  • Pensa a quali sono i tuoi valori. A cosa non rinunceresti mai?  Per esempio la famiglia; uno stipendio fisso etc.
  • Fai la cronaca della tua giornata lavorativa ideale. Prova a sognare a occhi aperti ed elenca punto per punto gli elementi che dovrebbe avere un giorno di lavoro ottimale per te.

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