Oggi il mercato del lavoro mette a dura prova, offre opportunità uniche ma non sempre concede una seconda occasione per coglierle.
Per questo abbiamo posto alcune domande a Monica Mandruzzato, consulente esperta di Wyser, la società di Gi Group che si occupa di ricerca e selezione di profili di middle e senior management, con la quale entriamo dalla porta principale nel mondo, tanto delicato, della ricerca di lavoro e del colloquio.
Con la pandemia abbiamo imparato a fare molte cose da remoto e il colloquio non fa certo eccezione. Qual è il rischio più grande nell’affrontare una situazione del genere da casa propria?
Sottovalutare alcuni aspetti, questo è l’errore al quale bisogna stare più attenti, e la casa – la nostra comfort zone – può accentuare tale rischio. Attenzione a non trascurare elementi che danno un’indicazione importante su chi siamo: la puntualità, l’abbigliamento, l’ascolto dell’interlocutore prima che la fretta di rispondere.Tutto questo farà da veicolo della nostra personalità perché, se un gap tecnico si può colmare, un disallineamento valoriale è molto più complesso da risolvere, pertanto diventa un elemento fondamentale già dal primo colloquio e, se sottovalutato, può compromettere il buon esito dell’iter di selezione.
Cosa fa, concretamente, un consulente per sostenere il candidato e aiutarlo a non cadere in errore?
Lo supporta nel calarsi in queste logiche per comprenderle e prepararsi al meglio. Il mercato sta affinando processi di selezione accurati che mettono in evidenza caratteristiche valoriali, soft skills, e un bravo consulente aiuta chi sta per affrontare il colloquio a cogliere gli elementi strutturali dell’ambiente dove farà la selezione.A parità di competenze tecniche, infatti, non tutti i profili sono idonei a un ruolo. Bisogna mettere in gioco tutta la nostra volontà di aprirci e di farci conoscere perché il “come” ci raccontiamo dice molto di noi: la propensione al lavoro in team, ad esempio, si percepisce già dallo stile comunicativo scelto.
Cosa non si deve mai dire durante il primo colloquio?
La verità paga sempre, magari non subito ma sempre, perciò nascondere gli elementi che ci caratterizzano non reggerà, come strategia sul lungo termine. Ognuno ha un’indole ed è corretto perseguirla, altrimenti nel tempo emergerà la frustrazione di non potersi esprimere per ciò che si è.Perché la persona che si candida per un certo ruolo, viene valutata anche per la sua adesione al contesto e alla prospettiva di poter crescere all’interno dell’azienda.
Quale trend guida i nuovi processi di selezione?
Uno molto importante. Non si richiede più di svolgere un ruolo, il candidato viene valutato per il significato che vuol imprimere al ruolo stesso. È un approccio molto diverso, più alto, che valorizza le potenzialità del singolo nel più ampio contesto organizzativo dell’azienda.
Ciò che si cerca non è solo una risorsa competente, capace, con skill tecniche verticali sull’industry, ma una persona che si indentifichi nel contesto, una personalità in grado di creare valore. Per stare su questo livello è importante affrontare sé stessi, perseguire la cultura dell’autoriflessione, chiedersi qual è la propria natura e i propri desideri.
Dopo quanto tempo è “giusto” cambiare lavoro?
Troppi cambi in un curriculum fanno paura alle aziende perché viene da chiedersi la ragione di tale “allergia” al mettere radici, di contro chi resta fisso e saldo in un unico posto ha un solo schema di rifermento con il quale affrontare le situazioni, un know how piuttosto povero, quando invece il confronto con realtà diverse crea ricchezza.Dovendo dare un parametro, il candidato ideale è colui che ha 2 o 3 cambi all’attivo nel giro di 15 anni.
Il mercato è molto fluido al momento, si sono riaperte opportunità che la pandemia aveva congelato…
È da gennaio che riscontriamo un numero davvero importante di ricerche, sono le code delle selezioni in corso nel preCovid ma anche e soprattutto nuove ricerche di aziende che si stanno trasformando e performando in maniera nuova. D’atra parte l’offerta è ampia e vasta creando una situazione tale per cui i candidati sono molto sollecitati dal mercato e questo vuol dire maggiori opportunità da valutare nello stesso momento.
È un momento propizio, dove il cambiamento (che sia una nuova opportunità professionale o il medesimo ruolo ma in un contesto organizzativo diverso) che offre l’opportunità di migliorarsi confrontandosi con nuovi scenari, presuppone un “andare a fondo di sé” per saper cogliere la scelta migliore.